Acquisto di azienda in base all’IFRS 3: regime fiscale dell’utile di buon affare

Nel documento n. 2 di aprile 2023 de “I casi del Think Tank“, intitolato “Acquisto di azienda in base all’IFRS 3 e regime fiscale del cd. Utile di buon affare”, Deleoitte STS analizza la rilevanza agli effetti dell’IRES dei plusvalori allocati sugli asset dell’azienda acquisita e del corrispondente utile di buon affare.

La soluzione

Deleoitte STS evidenzia come in un acquisto di azienda fra parti indipendenti rilevato secondo l’IFRS 3 occorra riconoscere la rilevanza fiscale dei plusvalori allocati sugli asset dell’azienda acquisita nonché del componente positivo iscritto a conto economico a titolo di “utile di buon affare”.

Dal punto di vista contabile

Nel caso in cui il ramo d’azienda oggetto di scambio costituisca un “business“, secondo quanto previsto dall’IFRS 3 sia il corrispettivo pagato sia le attività e passività costituenti l’azienda acquisita sono valorizzati autonomamente e, con alcune eccezioni, al loro fair value.

Attravero il confronto tra valori “in uscita” (il corrispettivo pagato) e valori “acquisiti” (l’azienda) potrà scaturire un avviamento o, meno frequentemente, un utile di buon affare.

In tal caso occorre effettuare un “reassessment” delle valutazioni che hanno portato alla determinazione di quell’utile, così da ottenere la sicurezza che i valori iscritti riflettano appropriatamente tutte le informazioni disponibili alla data di rilevazione.

In ogni caso l’utile di buon affare è rilevato nel profit or loss del soggetto acquirente alla data di rilevazione dell’operazione di acquisto del ramo.

Dal punto di vista fiscale

Secondo una prima interpretazione, pur essendo in presenza di una operazione di natura realizzativa, la contabilizzazione al fair value delle attività e passività ricevute non assume alcuna rilevanza fiscale.

In tal caso il costo fiscale delle attività acquisite sarebbe pari al costo sostenuto (e non al fair value di bilancio) per le medesime. Corrispondentemente, anche l’utile di buon affare rilevato in base all’applicazione dell’IFRS 3 non assumerebbe rilevanza fiscale.

Il secondo diverso orientamento interpretativo, condivisibile, sostiene che l’iscrizione in bilancio dell’utile di buon affare e dei corrispondenti maggiori valori degli asset acquisiti non è un fenomeno meramente valutativo, ma intimamente connesso alla qualificazione ed alla classificazione di bilancio (cd. fenomeni quali-valutativi).

Tali ultimi fenomeni dovrebbero rilevare, ai fini fiscali, in aderenza al principio di derivazione rafforzata, senza creare alcun doppio binario tra valori civili e fiscali.

Il fenomeno qualificatorio deve considerarsi rilevante in sede di applicazione dell’IFRS 3 ancor prima del fenomeno valutativo o quanto meno in connessione con lo stesso.

Secondo Deleoitte STS il richiamo alla previsione dell’art. 4, comma 3, del D.M. n. 48/2009, a supporto della tesi dell’irrilevanza ai fini dell’IRES dell’utile di buon affare e dei corrispondenti asset acquisiti al fair value, non è pertinente laddove tale disposizione non si rende applicabile ad operazioni di “business acquisition” come quella qui analizzata.

A cura della Redazione

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