Autonomi, evasione Irpef al 68%. Parte l’offensiva del Fisco

Certificazioni uniche, modelli 770 e compensi sopra i 50mila euro. Sono le tre spie del Fisco per stanare professionisti e artisti che evadono le tasse. Si rinforza così la lotta al sommerso dei lavoratori autonomi e sono già duemila quelli su cui la Guardia di finanza e l’agenzia delle Entrate hanno concentrato la loro attenzione.

A spingere la Gdf ad attivare un’azione mirata sui “comportamenti fiscali” dei lavori autonomi nel 2019 è stato soprattutto il tax gap dell’Irpef dei professionistila differenza tra imposte effettivamente versate e le imposte realmente dovute -, che il rapporto Giovannini in materia di contrasto all’evasione, allegato alla Nadef 2018, quantifica al 68,2 per cento. Pari a 33,2 miliardi di euro dovuti ma non dichiarati o non versati. Contro un gap medio che per le entrate tributarie – al netto della Tasi – si attesta al 21,7%: in pratica, su 97,6 miliardi di imposte evase quasi un terzo riguarda l’Irpef degli autonomi.

La strategia del contrasto
Dai numeri si è passati ai fatti. In particolare le Fiamme Gialle hanno monitorato attraverso l’incrocio dei dati presenti nell’anagrafe tributaria (e non solo), tutti quei professionisti e artisti che nei periodi d’imposta tra il 2014 e il 2017 hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi pur avendo intascato, nelle stesse annualità, compensi per prestazioni da lavoro autonomo superiori ai 50mila euro. Compensi per prestazioni che per legge devono subire una ritenuta d’acconto Irpef da indicare e comunicare al Fisco con le certificazioni uniche (Cu) e con i modelli 770 dei sostituti d’imposta.

Chi sono esattamente questi lavoratori autonomi in odore di evasione? Si tratta di professionisti e artisti che operano al di fuori dell’attività di impresa e di lavoro dipendente, civilisticamente fanno riferimento ai contratti d’opera e alle prestazioni di opera intellettuale, dietro corrispettivo e senza vincolo di subordinazione. Mentre sul fronte fiscale sono quei contribuenti che svolgono attività professionale e artistica in modo sistematico, organizzato e abituale, cioè in maniera regolare e non occasionale (articolo 53, commi 1 e 2 del Tuir).

Ma come si è arrivati alla selezione dei primi 2.000 soggetti da sottoporre a controllo? A monte c’è un processo di raccolta “massiva” e di analisi delle informazioni contenute nei differenti applicativi e nelle banche cui possono accedere le Fiamme Gialle. Dal più noto Ser.P.I.Co, che consente di effettuare una vera e propria radiografia, con l’ausilio del partner tecnologico Sogei, di tutti i dati reddituali e patrimoniali contenuti nelle dichiarazioni dei soggetto sottoposti a monitoraggio. Un passaggio obbligato anche con Infocamere/Telemaco, per evidenziare possibili partecipazioni societarie, e con Amico Plus per verificare potenziali “precedenti” di evasione o elusione fiscale già evidenziati e noti all’amministrazione finanziaria. Non solo. Gli 007 “informatici” delle Fiamme Gialle hanno bussato anche all’Inps e in particolare alla direzione centrale recupero crediti per verificare, da una parte se i soggetti a rischio avevano alle proprie dipendenze personale o ancora possibili posizioni lavorative irregolari rispetto a quanto dichiarato come sostituti d’imposta. Dall’altra parte, l’esistenza di dichiarazioni sostitutive uniche presentate per ottenere l’Isee negli stessi anni d’imposta in cui questi soggetti monitorati non hanno presentato la dichiarazione dei redditi.

IL?TAX?GAP
(Fonte: Mef e relazione della commissione Giovannini)

L’indice di rischio
Dalla massa di numeri raccolti è stato elaborato uno specifico indice di rischio a cui è stato assegnato un valore massimo fino a 100. Più alto è il valore e più alto è il rischio che il professionista “analizzato” sia un evasore. Per arrivare a “pesare” numericamente l’evasione sono stati utilizzati i valori attribuiti alle tre differenti tipologie di rischio: fiscale, criminalità organizzata e riciclaggio. Dai dati fiscali e dalle segnalazioni sospette, infatti, la Gdf ha elaborato con il servizio investigazione Criminalità organizzata e con il Valutario delle posizioni di rischio mirate. Da sommare, come detto, a quelle emerse dal rischio fiscale.

Ad accendere le spie dell’evasione tra professionisti e artisti saranno anche le forme societarie adottate che, così come per le imprese individuali e le semplici partite Iva, potranno rilevare il luogo dove effettuare controlli e verifiche mirate.

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