Carbon tax UE: cosa cambia per le aziende sul piano fiscale
- 17 Maggio 2023
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
Ad ogni modo, solo dal 2026, dopo un avvio per fasi e graduale, il nuovo meccanismo entrerà in vigore a pieno regime. Dunque, le imprese interessate, si calcola il 75% delle grandi multinazionali, avranno tempo per conformarsi alle nuove regole.
Anticipare i cambiamenti per non subirli
Le catene di approvvigionamento cambieranno e le aziende avranno bisogno di sistemi di contabilità che misurino accuratamente le emissioni di carbonio. Il CBAM fa parte di un’evoluzione del mercato iniziata già nel 2005, quando l’UE ha istituito il sistema di scambio delle emissioni come pietra miliare della sua politica sul cambiamento climatico. In sostanza, si tratta di un accordo multilaterale cap-and-trade, “sistema di limitazione e scambio”, che stabilisce una quantità massima annuale di anidride carbonica che le industrie ad alta intensità energetica – petrolio, acciaio, alluminio, cemento, carta e vetro, centrali elettriche e aviazione civile – possono emettere. Secondo la Commissione europea, il sistema di scambio di emissioni copre circa il 40% delle emissioni di gas serra dell’UE.
Le aziende saranno chiamate a ridurre le emissioni annualmente o ad acquistare una quota per ogni tonnellata in eccesso di anidride carbonica emessa per anno solare. Queste quote possono essere utilizzate per compensare le emissioni oppure vendute. Il tetto massimo diminuisce ogni anno per garantire la riduzione delle emissioni.
Perché passare dal sistema originario al CBAM?
Il meccanismo iniziale di scambio di emissioni in realtà generava uno svantaggio non voluto per le imprese europee, poiché le aziende dell’UE hanno standard di emissione più severi che aumentano i costi di produzione rispetto a quelle fuori dai confini unionali (USA, Cina, Canada etc.) che non rientrano nel sistema di scambio di quote di emissione.
Per colmare tale svantaggio competitivo, il CBAM imporrà una tassa sul carbonio ai Paesi con requisiti di emissione ridotti. Inoltre, garantirà che il profilo di carbonio dei prodotti importati sia uguale a quello della produzione dell’UE, contabilizzando le emissioni di carbonio incorporate nei Paesi terzi.
Fuori dal CBAM La tariffa non si applicherà a Islanda, Norvegia e Liechtenstein, Paesi al di fuori dell’UE che già partecipano al sistema di scambio di emissioni, né a quelli come la Svizzera che collegano il loro sistema di scambio di emissioni a quello dell’UE e adottano lo stesso prezzo del carbonio. |
Il CBAM in versione anti-offshoring
Il CBAM è stato concepito per scoraggiare le aziende europee dal trasferire la produzione dell’UE in Paesi con controlli meno severi sui gas serra o dall’acquistare prodotti da Paesi che non impongono tasse sul carbonio. In pratica, tagliare alla radice il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Mira, inoltre, a incentivare altri Paesi ad adottare una produzione industriale più pulita. Questo garantirà un trattamento equilibrato di tali importazioni e ha lo scopo di incoraggiare i partner dell’UE nel mondo ad unirsi allo sforzo climatico messo in pista da Bruxelles.
Se i primi due obiettivi, che mirano e reindirizzare i flussi di import-export e a frenare la fuga delle grandi aziende dal mercato europeo o una loro espansione eccessiva in altre aree a zero controlli riguardo le garanzie ambientali, sembrano a portata del CBAM, il terzo, cioè operare a favore d’un più generale abbassamento delle emissioni anche oltre i confini dell’UE sembra più difficile se non impossibile.
I prossimi passi
Il CBAM ha ottenuto l’approvazione della Commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo il 23 febbraio 2023, cui ha fatto seguito il recente via libera alla sua adozione libera alla sua adozione sia da parte del Parlamento, nel corso dell’ultima sessione plenaria, sia da parte del Consiglio europeo.
Espletate le formalità di questa dinamica co-legislativa di prassi tra Parlamento e Consiglio, il CBAM approderà ora sulla Gazzetta ufficiale UE così da entrare in vigore a pieno regime.
Le tariffe si applicherebbero inizialmente ai prodotti ad alta intensità di carbonio scelti strategicamente dall’UE per rafforzare la lotta contro il cambiamento climatico globale. In particolare, si prevede che saranno colpiti i seguenti settori industriali con relativi prodotti: ferro, acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità, idrogeno e articoli in ferro o acciaio.
Tradotto in termini economici, il 75% delle grandi aziende mondiali ne deriveranno un effetto diretto sui rispettivi bilanci e sulle strategie messe in campo. E comunque, una volta approvato, il CBAM sarà introdotto gradualmente nell’arco di tre anni, a partire dal 1° ottobre. Ciò si allinea con il programma di eliminazione graduale delle quote di assegnazione gratuite previsto dal sistema di scambio delle emissioni a sostegno della decarbonizzazione dell’industria europea che era già in vigore.
Il nuovo meccanismo entrerà pienamente in vigore il 1° gennaio 2026. Durante l’introduzione graduale, il CBAM si applicherà solo al numero di emissioni che non beneficiano delle quote gratuite del sistema di scambio delle emissioni. Questo garantisce che i produttori di beni attualmente coperti dal sistema non ricevano un trattamento di favore rispetto ai produttori stranieri degli stessi beni coperti dalla CBAM. Il periodo iniziale richiederà agli importatori dell’UE di beni coperti dal CBAM di registrarsi presso il rispettivo Stato membro UE come dichiarante autorizzato e di comunicare trimestralmente il CBAM elencando le loro importazioni che includono le emissioni di gas a effetto serra, comprese le emissioni dirette e indirette che si verificano durante il processo di produzione dei beni importati.
Il totale delle emissioni incorporate
Il CBAM determinerà l’introduzione nella prassi aziendale di un nuovo parametro, quello della contabilizzazione delle emissioni incorporate. Per assorbire la novità il periodo di transizione consentirà a tutte le parti interessate, compresi gli importatori, i produttori e le stesse autorità, di raccogliere informazioni significative sulle emissioni incorporate e sulla funzionalità del CBAM, in modo da poter perfezionare la metodologia.
Il registro CBAM
Una volta implementato il sistema permanente, gli importatori dell’UE dovranno dichiarare nel registro CBAM la quantità di merci importate nei confini dell’Unione nell’anno solare precedente, quantificando i gas serra incorporati. A tal fine utilizzeranno il sistema di scambio delle emissioni per acquistare e restituire i c.d. certificati CBAM per compensare la differenza tra i prezzi del carbonio pagati nel Paese di produzione e il prezzo delle quote di carbonio.
Se l’importatore può dimostrare che il carbonio utilizzato per produrre i beni importati nel Paese d’origine è già stato ridotto o pagato, il dichiarante potrebbe richiedere una riduzione del numero di certificati CBAM da restituire pari al prezzo del carbonio applicato nel Paese d’origine. Il sistema di scambio delle emissioni determinerebbe in ultima analisi l’aliquota fiscale in base al prezzo medio d’asta settimanale delle quote di emissione, mentre l’imposta dovuta sarebbe compensata dalle imposte sulle emissioni di carbonio nel Paese dell’esportatore.
Le sfide della conformità
Questi aggiustamenti operativi e altri richiesti alle aziende non devono essere sottovalutati. Per conformarsi, le imprese possono spedire merci a basse emissioni di carbonio nell’UE o spostare la produzione di merci destinate all’UE in Paesi che hanno requisiti simili in materia di emissioni. Le spese in conto capitale delle aziende dovranno inoltre considerare i costi e i benefici dell’aggiornamento rispetto alla compensazione dei costi di conformità in un contesto normativo globale in continua evoluzione. Infine, le aziende dovranno stimare la propria “impronta di carbonio” implementando metodologie di contabilizzazione del CO2. Questi sono alcuni dei costi e delle complessità della mitigazione del cambiamento climatico.
Man mano che le imprese se ne faranno carico e gli effetti si faranno sentire, scopriremo quanto potrebbe essere efficace una tassa continentale sui cambiamenti climatici.