Data-Driven Customs: la dogana del futuro è guidata dai dati
- 9 Giugno 2023
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
I passaggi che porteranno alla sua approvazione e realizzazione sono molti.
Le proposte legislative saranno trasmesse al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE per l’approvazione e al Comitato economico e sociale europeo per la consultazione. Saranno determinanti le posizioni degli stati membri per stabilire quale opzione, delle quattro contenute nella valutazione di impatto, verrà approvata: se il pacchetto minimo o quello più avanzato e globale, su cui punta la Commissione.
Un nuovo strumento, una nuova autorità
La riforma dell’Unione doganale europea prevede la creazione di uno strumento fondamentale per la sua implementazione: un data hub centrale europeo (EU Customs Data Hub) supervisionato da un’unica autorità doganale dell’Unione (EU Customs Authority). Il data hub centrale mira a sostituire gradualmente le infrastrutture informatiche doganali esistente negli stati membri. L’autorità doganale dell’UE consentirà invece di utilizzare i dati per effettuare un’analisi dei rischi centrale e per supportare la gestione del rischio a livello nazionale, utilizzando i dati del data hub costantemente aggiornati.
La riforma verrà realizzata nell’arco di quindici anni, dal 2023 al 2038, secondo la timeline preannunciata dalla Commissione. A seguito della creazione del data hub centrale europeo, il primo step di utilizzo è previsto nel 2028 per le spedizioni di e-commerce.
Dal 2032 sarà possibile l’accesso al data hub su base volontaria da parte degli altri importatori.
Una revisione nel 2035 valuterà se estendere a tutti i trader l’obbligo di utilizzo del data hub all’importazione a partire dal 2038.
I vantaggi: risparmi e controlli più efficienti e coordinati
Nelle previsioni della Commissione questa gestione centrale consentirà di ridurre i costi operativi per le dogane fino a 2 miliardi di euro all’anno e di migliorare le prestazioni, rendendo i controlli doganali più efficienti ed uniformi nei 27 stati membri. Attualmente in Europa le aziende si interfacciano con 27 amministrazioni doganali nazionali e con oltre 111 interfacce e sistemi IT separati, costosi e non necessariamente efficienti e interconnessi. È evidente il risparmio correlato all’utilizzo di un unico data hub efficiente e disponibile per tutti gli operatori.
La trasformazione digitale
In questa prospettiva, anche i controlli doganali saranno sempre più frutto di un sistema digitale che raccoglie i dati delle supply chain attraverso il data hub doganale, un ambiente digitale unico ad accesso diretto degli operatori economici. Questi dati forniti dalle imprese saranno analizzati e gestiti con l’ausilio delle moderne tecnologie di Big Data Analysis e dell’intelligenza artificiale, oltre che con l’intervento umano. L’autorità doganale centrale costituirà la cabina di regia che analizza e individua l’ordine di priorità dei rischi doganali, a partire da quelli relativi alla salute e sicurezza, e mette a disposizione delle dogane dei singoli Stati una visione complessiva delle catene di approvvigionamento internazionali e di circolazione delle merci. La condivisione di dati e strategie supporterà gli stati membri nell’esecuzione di controlli sempre più selettivi.
La rivoluzione digitale doganale consentirà di fronteggiare meglio le sfide dell’e-commerce, i cui volumi commerciali sono in continuo aumento, gestendo i dati e le informazioni in modo da indirizzare controlli sempre più mirati a contrasto soprattutto dei rischi per la salute e sicurezza delle persone e dell’ambiente.
Una nuova partnership tra dogane e aziende
Gli operatori vedranno una ulteriore riduzione dei tempi e dei costi di sdoganamento. I vantaggi saranno più evidenti per gli AEO, Operatori Economici Autorizzati, status che rimane inalterato nel nuovo assetto normativo, ma con una ulteriore evoluzione: la categoria degli operatori Trust and Check. Si tratta di operatori che dovranno soddisfare alcuni requisiti aggiuntivi rispetto a quelli previsti per gli AEO, da verificare da parte delle autorità doganali sempre con criteri di audit.
Per ottenere la qualifica Trust and Check occorre provare di avere competenze o una qualifica professionale da parte del personale incaricato ad utilizzare il nuovo portale unico europeo per trasferire i dati necessari. Inoltre, gli operatori Trust and Check dovranno utilizzare sistemi elettronici che rendano disponibili alle dogane in tempo reale tutti i dati sulle merci e la loro movimentazione, oltre a garantire l’osservanza di tutti i requisiti applicabili alle merci, inclusi quelli relativi alla salute e sicurezza. Se la nuova categoria di operatori affidabili si basa sulla fiducia e sul controllo, il suo rilascio prevede standard alti di gestione e controllo dei dati e la massima trasparenza nella loro messa a disposizione.
Un cambio di visione: zero controlli
A fronte di questa trasparenza e accesso diretto a dati e informazioni, la dogana consente di effettuare lo sdoganamento senza controlli, salvo quelli ritenuti indispensabili ai fini della salute e sicurezza. Concetti in parte già presenti nell’attuale assetto normativo del CDU e nei processi di sdoganamento informatizzati, ma spinti verso un ulteriore cambio di visione: non meno controlli, ma zero controlli tradizionali sulle merci per chi è Trust and Check. Ai controlli sulle merci si sostituiscono, almeno preliminarmente, i controlli sui dati.
Una nuova risorsa: i dati doganali
La qualità dei dati dichiarativi doganali e la loro gestione digitale fanno e faranno sempre più la differenza. È indispensabile integrare nei sistemi gestionali aziendali i dati alla base dell’applicazione di tutte le misure tariffarie e non tariffarie della Tariffa doganale comune, a partire dalla classificazione tariffaria doganale e dall’origine delle merci. Spesso la gestione di questi dati non è integrata con i dati di produzione e logistica, ma viene delegata ai dichiaranti doganali, rinunciando ad un controllo diretto di dati essenziali per lo sdoganamento, di cui gli importatori ed esportatori sono in ogni caso responsabili.
La trasformazione digitale per i nuovi processi doganali
Occorre quindi investire nella digitalizzazione dei processi aziendali e nell’utilizzo delle tecnologie di gestione dei dati, soprattutto quelli di produzione e logistica, oltre a quelli economici e relativi ai clienti. Gli operatori che saranno in grado di raccogliere, integrare, analizzare, elaborare, estrarre e scambiare i dati necessari con il futuro data hub doganale, saranno pronti a cogliere anche il vantaggio competitivo nella gestione dei processi di sdoganamento. Per i dichiaranti doganali, CAD, doganalisti, corrieri, case di spedizione diventerà una condizione imprescindibile, oltre che per le grandi aziende internazionalizzate. Questo cambio di paradigma rappresenta, tuttavia, una sfida anche per le PMI italiane, sia per l’export, motore economico nazionale, sia per l’import.
Dati, tecnologie e competenze
Secondo l’Osservatorio “Big Data & Business Analytics” del Politecnico di Milano, nel 2022 solo il 55% delle PMI italiane ha portato avanti investimenti in tecnologie o competenze di Data Management Analytics.
Il ritardo nella digitalizzazione delle imprese italiane avrà un impatto anche nel settore doganale. La riforma doganale guidata dai dati rappresenta una nuova sfida anche per le aziende e conferma la necessità di investire oggi nelle tecnologie digitali necessarie per la trasformazione data-driven. Questo richiede anche una rivisitazione e aggiornamento delle competenze e una formazione specialistica del personale coinvolto.
L’ottenimento della qualifica AEO può costituire una premessa per un accesso agevolato alla futura qualifica di operatore Trust and Check. La tecnologia digitale senza il capitale umano per governarla non fa necessariamente la differenza.
(*) Le opinioni espresse sono strettamente personali