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DFP 2025, CNDCEC: pressione fiscale da diminuire

Dfp 2025, Cndcec: Pressione Fiscale Da Diminuire

In audizione presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera dei deputati, in merito al Documento di Finanza Pubblica 2025 il CNDCEC ha sottolineato che è sicuramente apprezzabile il dato relativo alla costante riduzione del tax gap, che conferma una tendenza consolidata da anni, ma non si può non evidenziare che il dato della pressione fiscale risulta in aumento. Pertanto, è auspicabile che l’opera di riduzione del tax gap sia destinata in modo tangibile alla diminuzione della pressione fiscale, in particolare su ceto medio, imprese e professionisti.

Presso le Commissioni congiunte Bilancio del Senato e della Camera dei Deputati si è svolta l’audizione parlamentare del CNDCEC sul Documento di Finanza Pubblica 2025.

Il Consigliere Tesoriere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità, Salvatore Regalbuto, ha evidenziato come sia sicuramente apprezzabile il dato relativo alla costante riduzione del tax gap, che conferma una tendenza consolidata da anni, ma non si può non evidenziare che il dato della pressione fiscale risulta in aumento. Pertanto è auspicabile che l’encomiabile e costante opera di riduzione del tax gap sia destinata in modo tangibile alla diminuzione della pressione fiscale, in particolare su ceto medio, imprese e professionisti.

Regalbuto, affiancato dal Coordinatore dell’Area fiscale della Fondazione nazionale dei commercialisti, Pasquale Saggese, ha sottolineato come la riduzione della pressione sul ceto medio è un obiettivo irrinunciabile che deve essere perseguito poiché, anche per le dinamiche inflattive degli ultimi anni e la conseguente perdita di potere d’acquisto, la tassazione del secondo scaglione di reddito, quello che va da 28 a 50 mila euro e al quale si applica l’aliquota del 35%, appare eccessiva. Si tratta, infatti, di redditi lordi che corrispondono a netti non certamente elevati. In questo contesto, le ipotesi di lavoro potrebbero essere, anche attraverso un processo graduale ma costante, sia di ridurre l’aliquota sia di ampliare il perimetro dello scaglione.

Il rappresentante dei commercialisti ha inoltre affermato che rappresenta un aspetto più che positivo il fatto che la legge di bilancio 2025 abbia reso strutturale il primo modulo della riforma Irpef introdotta nel 2024, che si sostanzia nell’accorpamento del primo e secondo scaglione Irpef con conseguente riduzione delle aliquote da 4 a 3 e un risparmio di 2 punti per i redditi da 15 a 28 mila euro.

Con la stessa legge di Bilancio è stato rimodulato il taglio del cuneo fiscale e, anche in questo caso, l’obiettivo è sicuramente apprezzabile in quanto il taglio del cuneo copre oggi i redditi fino a 40 mila euro. Tuttavia, l’obiettivo è stato perseguito con un sistema di deduzioni e detrazioni decisamente complesso a discapito dello spirito che dovrebbe sovraintendere a qualsiasi intervento, ovvero quello di coniugare politiche fiscali che siano al contempo efficaci, ma anche semplici”.

Regalbuto ha dunque auspicato un intervento che sia caratterizzato da maggiore semplicità.

Tra le richieste dei commercialisti, infine, c’è anche quella di individuare forme alternative, correlate a semplici regole di fruizione come è accaduto per il Piano 4.0, per l’utilizzo delle risorse destinate al piano Transizione 5.0 affinché non restino inutilizzate a causa dell’eccessiva complessità della misura.

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