Coinvolto lo 0,7% dei contribuenti tra chi rischia una limatura e chi un azzeramento. Il risparmio per l’Erario potrebbe rivelarsi modesto: poco più di 30 milioni di euro
di Cristiano Dell’Oste e Raffaele Lungarella
Manovra, rebus tra ritocchi Iva o stretta su sconti fiscali
4′ di lettura
Il taglio dei bonus fiscali per i grandi contribuenti – atteso nella manovra 2020 – colpirà principalmente le detrazioni sulle polizze vita (121mila beneficiari, sconto medio di 82 euro), le spese scolastiche (40mila beneficiari, 132 euro), le rette universitarie (40mila, 437 euro) e le attività sportive dei ragazzi (38mila, 48 euro). Tra le agevolazioni messe nel mirino del Governo, sono queste quelle più usate da chi dichiara un reddito superiore ai 120mila euro annui. Parliamo di circa 302mila contribuenti, di cui 264mila beneficiano di detrazioni al 19% (gli altri non sfruttano questo tipo di sconto fiscale).
Non tutte le agevolazioni al 19%, però, subiranno la stretta: nei piani dell’Esecutivo, resteranno intatte quelle sulle spese mediche e sugli interessi dei mutui per l’acquisto della prima casa (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì scorso). Misure che, di fatto, pesano per oltre i due terzi del valore complessivo. Restano poi escluse da possibili tagli le detrazioni con percentuali diverse dal 19% (come quelle sui lavori in casa) e le deduzioni (come quella sui contributi Inps pagati per colf e badanti).
Anche dove scatterà, il taglio non sarà uguale per tutti. I 203mila contribuenti che dichiarano tra i 120 e i 240mila euro subiranno una riduzione progressiva, secondo un meccanismo di décalage ancora da definire. Per le 61mila persone con un reddito annuo oltre i 240mila euro, invece, ci sarà un azzeramento.
Una riduzione per pochi: 0,6 per cento
Dopo quasi un decennio di annunci, la manovra 2020 potrebbe avviare il riordino delle tax expenditures partendo da un’esigua pattuglia di contribuenti. Di fatto, lo 0,6% delle persone fisiche, un dichiarante su 155. I dati delle Finanze (dichiarazioni 2018) permettono di abbozzare un primo identikit: spesso si tratta di lavoratori dipendenti (56% del totale, cui si aggiunge un 28% di pensionati), di età compresa tra i 45 e 64 anni (59%), per lo più uomini (78%).
Maggior gettito per 31 milioni
Escludendo spese mediche e mutui, l’Erario recupererebbe 13,7 milioni di Irpef dai contribuenti oltre i 240mila euro, cui aggiungere una quota più o meno elevata dei 34,3 milioni di detrazioni riconducibili a quelli tra i 120 e i 240mila euro, soggette al taglio progressivo. Così che, se il décalage dimezzasse gli sconti, il maggior gettito sarebbe di circa 31 milioni.