Flat tax, boom di partite Iva: 196mila aperture in tre mesi

Il nuovo regime forfettario (o flat tax per dirla in politichese) traina le aperture di partite Iva da gennaio a marzo. Sono due i dati che spiegano che cosa stia succedendo nel mercato del lavoro, prima ancora che in ambito fiscale. Iniziamo dal numero generale: da gennaio a marzo in poco più di 196mila hanno aperto una nuova attività “identificandosi” all’agenzia delle Entrate con un incremento del 7,9% rispetto allo stesso periodo del 2018. Poi il boom del regime agevolato con tassa piatta al 15% (e addirittura al 5% per chi avvia una nuova attività) che conta in tre mesi 104.456 adesioni.

Un dato in valore assoluto di cui si comprende la portata ancor più in termini relativi. Chi ha aperto una nuova partita Iva e ha scelto in partenza il forfettario (a differenza dei vecchi minimi, infatti, in questo regime si può entrare anche successivamente) è aumentato del 40% rispetto al primo trimestre del 2018. Inoltre, se si pesano i neoforfettari sul totale delle aperture di persone fisiche si scopre che sono addirittura il 69% mentre sul totale complessivo pesano per oltre la metà, ossia per il 53,3 per cento. Tanto per fare un paragone, i forfettari alle aperture di nuove partite Iva in tutto il 2018 sono stati 195.559: in pratica il 54% di tutte le persone fisiche e il 38% delle nuove posizioni (circa 513mila) attivate lo scorso anno. Del resto, le maglie molto più larghe previste dall’ultima legge di Bilancio per l’accesso al regime (aumento della soglia di ricavi o compensi per tutti a 65mila euro e nessun limite su acquisti di beni strumentali e collaboratori o dipendenti) hanno stimolato le adesioni.

Per il viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, «i dati del Mef sulle partite Iva confermano che le politiche economiche del Governo vanno nella direzione giusta e che la fiducia dei contribuenti nei confronti del Fisco sta pian piano risalendo grazie anche alla pace fiscale fortemente voluta dalla Lega». A conferma che dopo le partite Iva l’intenzione della sua parte politica è di proseguire verso una flat tax anche per dipendenti e pensionati.

A tal proposito, però, i dati sulle partite Iva consegnano alcune riflessione. La dinamica di crescita percentuale più sostenuta riguarda i contribuenti con classi anagrafiche meno giovani. Ad esempio, le nuove aperture di soggetti tra 51 e 65 anni crescono del 26,1% e quelle degli over 65 addirittura del 37,6% (anche se in questo caso si ragiona su valori assoluti di circa 6.700 unità). Un segnale che la partita Iva (e ancor più quella con regime di tassazione di vantaggio) diventa una scialuppa di salvataggio per restare aggrappati al mercato del lavoro, soprattutto considerando le tante ristrutturazioni aziendali e perdite di lavoro dipendente che la globalizzazione e l’andamento non positivo dell’economia interna stanno provocando. Ma anche che c’è una fetta di over 65 che, nonostante sia in pensione, ritiene di non essere così anziana per rimettersi in gioco. Comunque gli incrementi di aperture ci sono anche nelle classi anagrafiche inferiori, che sono quelle più rappresentative in assoluto (117.624 nuove partite Iva fino a 50 anni di età). E qui bisognerà capire se incide il decreto della scorsa estate che ha limitato il ricorso ai contratti a termine, i cui effetti però potrebbero essere più tangibili da quest’anno dopo la fine del periodo transitorio delle nuove norme. Infine, l’effetto emersione: con la flat tax c’è chi ha ragionato che potrebbe convenire uscire dal nero. Ora si tratterà di evitare abusi ma sul punto il fisco è vigile.

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