Restare piccoli, rimanendo cioè nell’ambito dei soggetti ai quali si rendono applicabili gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (ricavi/compensi inferiori a 5,16 milioni annui), consentirà anche di poter valutare la convenienza o meno del nuovo concordato preventivo biennale previsto nel decreto legislativo sulla riforma dell’accertamento, la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è data ormai per imminente.
Da una parte sta dunque il mercato che spingerebbe le aziende italiane verso una crescita dimensionale e strutturale, da raggiungere anche tramite fusioni o aggregazioni, dall’altra la variabile fiscale che agevola, al contrario, chi resta solo e piccolo.
L’esenzione IRPEF per i piccoli agricoltori
Secondo l’ultimo censimento ISTAT sull’agricoltura, nel 2020 erano attive nel nostro paese 1.133.023 aziende agricole registrando un calo, rispetto al 2010, di oltre 300.000 unità.
Di queste aziende agricole, quelle in forma di impresa individuale o familiare sono la stragrande maggioranza essendo pari a 1.059.204 (93% del totale in termini percentuali).
Il costo di questa misura è valutato in 220 milioni per il 2024 e in circa 350 milioni nell’intero biennio.
Lo sconto, secondo fonti governative, riguarda oltre il 90% del totale dell’IRPEF agricola dovuta da persone fisiche, coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali (IAP) e società semplici.
Che il comparto agricolo sia costituito, in massima parte, da piccole e piccolissime imprese è un fatto noto.
L’ultimo censimento delle imprese agricole effettuato dall’ISTAT nel 2020 fotografa infatti la seguente realtà:
Come si può notare dai dati rilevati dall’ISTAT il 93,5% delle aziende agricole italiane è gestito nella forma di impresa individuale o familiare. Le società di persone – anch’esse soggette all’IRPEF – sono invece pari al 4,8%.
Dal punto di vista delle superfici utilizzate le imprese individuali/familiari e le società di persone occupano più del 90% del totale.
Questi dati confermano le ipotesi formulate dall’Esecutivo circa la copertura della nuova e ulteriore esenzione IRPEF concessa alle imprese agricole. La reintroduzione dell’esenzione, seppur a scaglioni, per il biennio 2024/2025 è un chiaro e forte segnale che il legislatore manda all’intero comparto agricolo: se restate piccoli e soli, non pagherete un euro d’IRPEF o quasi.
Nessun incentivo alla crescita dunque. Ma anzi, l’esatto contrario.
Il boom di adesioni alla flat tax
Nelle stesse ore in cui il Governo formulava l’emendamento di cui sopra a favore dei piccoli agricoltori, il Ministro dell’Economia pubblicava i dati delle partite IVA operanti in Italia nell’anno 2023. Dagli stessi spiccava evidente il balzo in avanti dei contribuenti che adottano il regime forfetario, attestatisi al 31 dicembre 2023 alla cifra record di circa 2,2 milioni.
Si tratta di una crescita dovuta anche all’innalzamento delle soglie di ricavi o compensi annui di permanenza nel regime di flat tax innalzato dalla legge di Bilancio 2023, a quota 85.000 euro.
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Quello dei forfetari è ormai un vero e proprio esercito di piccole imprese e liberi professionisti in forma individuale che fanno di tutto per restare piccoli e soli.
Per loro crescere o aggregarsi con altri è vietato. Crescere significa, infatti, perdere le semplificazioni contabili/amministrative del forfetario e la tassazione piatta al 5 o 15 per cento.
Stesso identico discorso per chi volesse aggregarsi con altri nello svolgimento dell’attività gestita in regime a forfait.
Un esercito che blocca processi di crescita individuale ma anche possibili forme di aggregazione rinunciando, in nome della convenienza fiscale, alle economie di scala conseguibili per effetto della crescita.
Il concordato preventivo biennale è solo per i piccoli
Soltanto i contribuenti in regime forfetario e quelli a cui si applicano gli ISA (con ricavi e/o compensi non superiori a 5,16 milioni di euro annui) potranno infatti ottenere la proposta di concordato da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Per i soggetti di maggiori dimensioni non sarà invece possibile ottenere una proposta di definizione biennale del loro reddito d’impresa o di lavoro autonomo.
Piccolo è bello, dunque. Almeno in ottica fiscale.
Sotto altri punti di vista invece le ridotte micro dimensioni e la mancanza di aggregazioni sono, e rimangono invece, un grosso problema.