L’algoritmo degli indici di affidabilità dovrebbe essere conoscibile dai contribuenti, ma questo non accade. E il quadro delle annotazioni spesso non mette al riparo dalle anomalie
di Federica Micardi
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Alle richieste di proroga sull’applicazione degli Isa, si è aggiunta la voce del Garante del contribuente della Lombardia. Il Garante, sollecitato ad intervenire da diversi Ordini regionali e dalle associazioni dei commercialisti, sottolinea come il ricorso da parte della pubblica amministrazione a procedure informatizzate che utilizzano algoritmi deve rispettare certe regole. In particolare viene richiamata la pronuncia 2270 dell’8 aprile del Consiglio di Stato, che sancisce come l’algoritmo applicato debba essere conoscibile dai destinatari in tutti i suoi aspetti. Cosa che negli Isa non accade. Ma non è tutto, il famoso «quadro delle annotazioni» che dovrebbe mettere al sicuro da funzionamenti anomali degli Isa perché?consente di spiegare alle Entrate le anomalie di calcolo che portano all’insufficienza, consente di scrivere solo 1.700 caratteri ; è secondo il Garante «eccessivamente ristretto» e «limitativo» .
Ad attenuare le criticità che la mancata sperimentazione non ha consentito di superare, secondo il Garante potrebbe intervenire il ricorso esteso a contraddittorio endoprocedimentale, il cui funzionamento dipenderà anche dalla sensibilità dei funzionari dell’Agenzia.
Il Garante, dopo aver menzionato gli articoli dello Statuto del contribuente che non sono stati rispettati dal legislatore, ricorda i sette aggiornamenti del software Il tuo Isa,, di cui l’ultimo il 30 agosto, le innumerevoli richieste di proroga, il rifiuto da parte del ministero dell’Economia «motivato soltanto da ragioni di gettito fiscale», lo sciopero dei commercialisti e degli avvocati tributaristi; tutti fatti che per il Garante avrebbero dovuto indurre le autorità politiche ad un ascolto delle istanze., «invece – scrive il Garante per la Lombardia – vi è stato un silenzio tombale», un atteggiamento che contrasta con la tanto predicata politica di compliance. Il risultato: una palese incrinatura nel rapporto di fiducia tra contribuenti e fisco.
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