Giudice collegiale e monocratico: giudice di serie A o B?
- 19 Marzo 2024
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
Il campo d’azione del nuovo giudice monocratico
Il suo campo d’azione è limitato solo al primo grado di giudizio. È un giudice solitario, che decide appunto da solo, senza il confronto del giudizio che potrebbe invece fornire la composizione collegiale.
Come ben si vede, i fascicoli processuali di sua pertinenza sono di valore alquanto limitato, toccando al massimo l’importo di 5.000 euro. Le cause che tratterà, essendo di modico valore, verteranno in particolar modo sui tributi locali, quali: IMU, TARI, imposta di bollo, imposta di pubblicità, diritti camerali, etc. Senza dubbio non mancheranno anche le imposte dirette e quelle indirette, quali: IRES, IRAP, IRPEF, IVA, imposta di registro e altro.
La sua competenza è attribuita soltanto dall’importo dell’imposta o del tributo oggetto del contendere, e non per tipologia di imposta.
Essendo la norma entrata in vigore solo a luglio 2023, si vedono ora le prime sentenze depositate dal giudice monocratico. Il suo mondo sarà costituito da contenzioso bagatellare, che per questo, non può essere definito di poco conto!
Il giudice monocratico può definirsi giudice di serie B?
Senza dubbio il giudice monocratico non può essere definito di serie B se paragonato al collegiale.
Ottima cosa è stata il fatto che il legislatore abbia introdotto nel nostro ordinamento giudiziario tributario la figura del giudice monocratico che, con le sue sentenze, alleggerisce di gran lunga la mole del contenzioso tributario. Tale ruolo è stato ben studiato dal legislatore della riforma del settembre 2022, tanto che nel delineare tale figura, si è preoccupato delle funzioni che lo stesso andrà a ricoprire.
Prudentemente è stato già risolto dal legislatore il caso in cui, se la causa è stata erroneamente assegnata al giudice monocratico anziché a un collegio, o viceversa, il giudice rilevato il disguido, rimette il fascicolo al presidente di sezione per il rinnovo dell’assegnazione.
Come ben si vede, il valore economico della causa è l’elemento distintivo per attribuire al giudice la paternità che a sua volta potrebbe essere di tipo monocratico o collegiale. Ebbene, tenuto conto di quanto sopra, il ruolo di giudice monocratico viene svolto a rotazione da tutti i membri del collegio giudicante.
Certamente l’assegnazione fatta dal presidente di sezione dovrà essere oculata per evitare mugugni fra i membri dello stesso collegio giudicante. Ciò perché il legislatore di tutto questo non se ne è mai occupato e, quindi, chi è chiamato a risolvere il problema deve avvalersi sicuramente del buon senso. Il giudice che sino ad ora si è impegnato poco, non può essere chiamato a fare il monocratico vita natural durante, come punizione, in quanto quest’ultimo potrebbe anche opporsi, e creare contestazioni anche ad alti livelli, consiglio di presidenza compreso. Così dicasi pure per il giudice preparato che anch’egli dovrà assumere il ruolo di monocratico occupandosi di cause di scarso o scarsissimo valore economico. Per il quieto vivere occorrerà che tale ruolo venga ricoperto a rotazione trimestrale fra tutti i componenti della sezione giudicante. A questa assegnazione temporale, piaccia o non piaccia, nessuno potrà e dovrà “sfuggire”, presidente compreso!
Obiettivo: smaltire l’arretrato
Leggendo attentamente la norma, risulta che il legislatore vuol vedere i frutti di questo lavoro, perché ha stabilito che il collegio e il monocratico devono tenere udienza almeno una volta alla settimana e quindi, celebrando così assiduamente le udienze, l’arretrato dovrebbe essere agevolmente smaltito. Se tutto dovesse funzionare il termine arretrato dovrebbe scomparire e, quindi, dovremmo avere la sentenza in tempi ragionevoli come già accade in altri paesi.
Ora la giustizia tributaria regge su due pilastri che sono:
– uno, il giudice monocratico
– l’altro, quello collegiale.
Con la funzione del monocratico gran parte degli armadi contenenti fascicoli processuali da discutere in udienza dovrebbero sparire, considerando che il giudicante si saprà organizzare come meglio crede.
L’esempio più eclatante si circoscrive alla notifica di un avviso di accertamento inviato ad una società di persone o di capitale a ristretta base societaria e ai rispettivi soci. In questo caso la controversia non può essere decisa limitatamente ad alcuni soci, ma tutti i ricorsi, società compresa, devono confluire, dopo la loro riunione, a un unico giudice. Tenuto conto che, di solito, l’imposta in capo alla società è di gran lunga superiore all’imposta di 5.000 euro, e i soci singolarmente possono essere al di sotto dei famosi 5.000, sarebbe corretto che l’intera causa (società e soci) venisse assegnata a un collegio. Per effetto del litisconsorzio, l’ammontare dell’imposta in capo alla società a sua volta trascina con sé i fascicoli dei relativi soci, tenendo conto del fatto che verrà emessa una sola sentenza, a causa della riunione stessa.
Come ben si vede, il giudicante monocratico può svolgere tutte le funzioni simili a quelle compiute collegialmente, con l’unica eccezione del tetto di 5.000 euro, che non deve essere sforato. Per questi motivi, il giudicante monocratico è un giudice di serie A, a tutti gli effetti.