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Gli avvocati tributaristi a congresso cercano un ponte con le imprese

Gli Avvocati Tributaristi A Congresso Cercano Un Ponte Con Le Imprese

L’intervento

Il VI Congresso dell’Uncat (Unione nazionale Camere avvocati tributaristi) si svolgerà a Napoli il 13 e 14 dicembre

di Antonio Damascelli


(Paris)

3′ di lettura

Il VI Congresso dell’Uncat (Unione nazionale Camere avvocati tributaristi) che si svolgerà a Napoli il 13 e 14 dicembre, è dedicato al tema della relazione tra avvocato tributarista e impresa ed è aperto alla partecipazione di rappresentanti del mondo delle imprese per sollecitare il rilancio dell’economia. Perché, ad avviso degli avvocati tributaristi, il tema centrale è la crescita, il rilancio degli investimenti quale opportuna strategia per una legislazione fiscale stabile e non costretta a rincorrere sempre l’emergenza. Senza un piano adeguato, l’economia italiana continuerà ad essere in sofferenza e la leva fiscale utilizzata come “mannaia penale” non potrà certo ribaltare la situazione.
Ogni progetto di riforma fiscale sarà destinato al fallimento se il perimetro dell’economia non si espanderà consolidando i caratteri di una società fredda, una società in cui non si investe.
Senza investimenti non si va da nessuna parte e si finisce per stare seduti intorno allo stesso tavolo con a disposizione la stessa torta il cui volume non aumenta: sarà sempre una società, come il gioco, a somma zero: i progressi di uno saranno gli arretramenti dell’altro; i successi di uno saranno i fallimenti dell’altro

È necessario un nuovo Statuto fiscale per le imprese italiane e i comparti produttivi, attraverso il quale rilanciare gli investimenti e dare ossigeno ad una economia che sta languendo proprio nel momento di passaggio epocale di digital tranformation; a questo si devono accompagnare una giustizia tributaria che garantisca professionalità e terzietà dei giudici e un processo telematico tributario che superi e risolva le frequenti interruzioni di servizio e permetta la remissione in termini così da risolvere tutte le criticità tecniche che provocano responsabilità ai difensori del contribuente.

I dati
L’evasione fiscale è stimata in 109 miliardi di euro, ma a questa cifra (relativa al tax gap vero e proprio, stimato in circa il 23% delle entrate fiscali dello Stato) andrebbe aggiunto il 40% del totale dell’economia sommersa che deriverebbe dal lavoro nero, vero problema in Italia.
Nel 2017 – riporta Istat – 3,7 milioni di persone hanno lavorato senza avere un contratto regolare con una crescita dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Sempre secondo l’Istat, nel 2017 l’economia sommersa è stata di 211 miliardi pari al 12,1% del Pil. Considerando queste cifre, alcuni studi affermano che la quantità di denaro evasa aumenterebbe a uno spaventoso 300 miliardi di euro, più di un terzo dell’intera spesa pubblica italiana. È indubbio che ci siano anche altre ragioni più pratiche e concrete per spiegare un’evasione fiscale così alta, come un livello di tassazione estremamente elevato, che nel 2017 è arrivato al 42,4%, facendoci risultare il sesto Paese per imposizione fiscale tra i grandi stati industrializzati

Una politica fiscale schizofrenica
Dinanzi a questo stato di cose, la politica fiscale del Paese non è stata all’altezza. Negli ultimi anni è mancata anche una condivisione su alcuni deterrenti per combattere gli evasori. Un esempio è quello del limite sul contante: 1.000 euro nel 2007 con il governo Prodi, 5.000 nel 2010 sotto Berlusconi, 1.000 con Monti e poi 3.000 con Renzi.
La strada sbagliata per recuperare l’evasione è l’inasprimento delle sanzioni: la legge sulle manette agli evasori (L. 516/82) si risolse in un intasamento degli uffici giudiziari né miglior sorte ha avuto l’attuale decreto 74/2000, senza omettere di considerare che l’innalzamento delle soglie è spessissimo provocato dall’utilizzo delle presunzioni e dagli accertamenti induttivi, a scapito ovviamente di coloro che incappano in problematiche di interpretazione della legge.
La strada urgente sarebbe, invece, quella di istituire un circuito virtuoso mediante una legislazione stabile nel tempo.

Le proposte Uncat
Gli avvocati tributaristi riuniti in Uncat invocano un cambio di passo della legislazione fiscale che soffre di quella incoerenza di sistema al cui superamento, invece, era diretta la legge delega n. 23/2014. Le novità ventilate e già presenti nel decreto fiscale n. 124 in corso di approvazione richiedono, quindi, un’accentuata preparazione sul piano della consulenza e della compliance per evitare le ricadute in altri settori dell’ordinamento e, sul versante penalistico, un approfondito bagaglio di conoscenza del sistema di diritto sostanziale.
Gli avvocati stanno lavorando, altresì, ai tavoli tecnici e istituzionali affinché:
1) Venga approvata una riforma della giustizia tributaria, secondo le linee approvate dal Congresso Forense e l’articolato Uncat già presentato;
2) Si superino le aporie nel processo tributario telematico, ormai obbligatorio;
3) Si realizzino massimari di qualità per una maggiore conoscibilità e prevedibilità della giurisprudenza fiscale di merito.
Le relazioni che saranno svolte nel convegno, a seguire i lavori del VI Congresso riguarderanno:
– Una giurisdizione tributaria per l’impresa: essenziale, efficiente, equidistante;
– Tax compliance e tutela dell’affidamento: un nuovo rapporto tra fisco e impresa;
– Accollo del debito di imposta e pianificazione fiscale di impresa
Antonio Damascelli Presidente Uncat, Unione nazionale Camere avvocati tributaristi

Fonte

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