In Italia boom di fideiussioni false: 1,6 miliardi in quattro anni i
- 3 Novembre 2019
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
Le indagini
Di recente in un’audizione parlamentare il generale Giuseppe Arbore, capo del terzo reparto del comando generale della Finanza, ha illustrato la problematica. Così subdola, ma altrettanto insidiosa, da aver messo in fibrillazione una serie di autorità di vigilanza di rilievo assoluto: Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Banca d’Italia, Consob, Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni). La stessa Gdf ha mobilitato il Comando tutela dell’economia e finanza, con gli specialisti del Nucleo speciale di polizia valutaria, più i nuclei di polizia economico-finanziaria e i reparti sul territorio.
L’allerta è massima. Le armi dello Stato sono quelle di polizia giudiziaria ma anche le ispezioni e sanzioni delle autorità di vigilanza. Un timore più ricorrente di altri riguarda l’insidia di una truffa del genere con un ente territoriale. In sede locale, le competenze del personale davanti a un inganno ben articolato non sono sempre scontate. Ma le somme in gioco possono essere di alto livello.
I numeri
Fa impressione così l’indagine di Brescia. Si parte da un traffico illecito di rifiuti. Spuntano camorristi del clan Mallardo. Poi emergono società clone di quelle emittenti le polizze. L’inganno era destinato a privati ed enti regionali, province, comuni e altri soggetti pubblici. Le fideiussioni taroccate, per la cronaca, erano progettate a Londra; oltre i 556 milioni di false polizze, per due soggetti incriminati sono scattate le misure cautelari e un sequestro di beni per 640milioni. Ma i segnali di pericolosità del fenomeno sono molti di più. Nel gioco di queste frodi si affacciano diversi soggetti esteri. Stati tenuti a offrire le dovute garanzie ma non in grado di mantenerle. E poi tutto il fronte delle truffe on line: rivelatosi dovizioso di inganni e di bocconi succulenti per i criminali anche nel caso delle fideiussioni.
Le finanziarie estere per operare in Italia devono essere iscritte in uno degli elenchi di Bankitalia. Se non accade, le garanzie non possono essere emesse e l’attività diventa abusiva. Ma non è scontato che tutti gli operatori lo sappiano.
Un altro capitolo oltremodo minaccioso riguarda le garanzie di imprese residenti nei Paesi dell’Est Europa. Sono autorizzate a operare dalle autorità di vigilanza dei rispettivi Stati. Ma la Finanza ha accertato come spesso siano società senza i requisiti minimi di solidità finanziaria e con amministratori privi di onorabilità. Così, quando un’amministrazione italiana chiede la riscossione della polizza, scopre di ritrovarsi in mano carta straccia.