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Investimenti, il parcheggio remunerato dei conti deposito: quali scegliere e perché

Investimenti, Il Parcheggio Remunerato Dei Conti Deposito: Quali Scegliere E Perché

Prima di questa direttiva la prassi ha portato a utilizzare il meccanismo del bail-out. In caso di salvataggio di una banca sono intervenuti gli Stati e quindi indirettamente tutti i contribuenti (che hanno pagato attraverso l’aumento delle tasse il surplus di deficit necessario per salvare l’istituto).

È bene precisare che i correntisti non saranno i primi della lista a finire nella ruota dell’eventuale piano di salvataggio dell’istituto. In prima linea ci sono gli azionisti, cioè coloro che hanno comprato azioni della banca e che le detengono in portafoglio. Se l’intervento “ai danni” degli azionisti non bastasse a rimettere in sesto i conti si passa agli obbligazionisti, a coloro che hanno in portafoglio obbligazioni emesse dallo stesso istituto. E qui c’è un’ulteriore distinzione: vengono prima i possessori di obbligazioni subordinate (una categoria di bond più rischiosa) e poi i possessori di obbligazioni (sempre emesse dalla stessa banca in difficoltà) della categoria senior (un po’ meno rischiosa). Se questi interventi non dovessero bastare, solo allora si potrà intervenire sulla liquidità disponibile in conto corrente. Ma solo per la parte che eccede i 100mila euro.

La strategia “switch”
Alcuni risparmiatori (più evoluti della media) utilizzano i conti di deposito come forma di investimento alternativa ad altri strumenti di risparmio, come ad esempio i fondi di investimento.

Applicando una strategia “switch”, che punta a cogliere di volta in volta le promozioni del momento. L’offerta di conti di deposito punta infatti molto sul meccanismo promozionale, esauritosi il quale non è detto che lo stesso istituto rinnovi o aumenti il tasso di interesse. Pertanto una volta scaduto il vincolo i risparmiatori che utilizzano questa strategia sono pronti a girare la liquidità presso uno (o più conti) che in quel momento offrono i tassi migliori.

Lo svantaggio di questa strategia consiste nel dover aprire più conti (e quindi doversi appuntare in luoghi sicuri più password e codici di accesso). Il vantaggio è quello di ottenere tassi di interesse che sul mercato obbligazionario governativo richiedono un impegno temporale di almeno 10 anni, a fronte di un impegno temporale (durata del vincolo di deposito) di circa 12 mesi.

Un esempio arriva dal confronto tra il rendimento dei BTp a 10 anni, che ad ottobre 2019 si attesta allo 0,8% (e sul quale poi bisogna applicare una ritenuta fiscale del 12,5%): quindi il netto è allo 0,7%.

Chi acquista un BTp decennale può rivenderlo prima del tempo (a differenza di un conto di deposito non svincolabile) ma se nel frattempo il prezzo di mercato è sceso sarà costretto ad imbarcare una perdita sul capitale. Se invece aspetta la scadenza naturale dell’obbligazione (in questo caso 10 anni) il rimborso del capitale avverà alla pari (ovvero 100).

Con la strategia “switch” è possibile ottenere lo stesso (oppure anche un po’ più alto come si evince dalle tabelle di questo capitolo) rendimento dei BTp a 10 anni a fronte di un impegno temporale decisamente inferiore.

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