IRPEF agevolata sul reddito incrementale per i soli dipendenti: iniquità per imprese personali e autonomi

Ci risiamo. La legge delega per la riforma fiscale nei suoi principi generali cita più volte il principio di equità cui deve essere uniformato il nuovo sistema fiscale, ma con il passaggio alla Camera dei Deputati, compie un deciso passo indietro con riferimento all’equità orizzontale, nell’ambito della revisione della tassazione IRPEF.

È vero, infatti, che – a differenza del testo del Ddl presentato dal Governo – la tassazione agevolata sugli incrementi di reddito, prima riservata a tutti i contribuenti soggetti all’IRPEF, diventa appannaggio del reddito di lavoro dipendente sugli incrementi di reddito e sui premi di produttività.

Per le imprese e gli autonomi soggetti all’IRPEF la tassazione agevolata sul reddito incrementale resta limitata a una “complessiva valutazione, anche a fini prospettici, del regime sperimentale di tassazione degli incrementi di reddito introdotto, per l’anno 2023”. Ossia al regime previsto dalla legge di Bilancio 2023 (art. 1, commi da 55 a 57, legge n. 197/2022).

Leggendo tra le righe del nuovo principio di delega emerge, quindi, che il regime premiale per gli autonomi, per le imprese individuali e i soci di società di persone risulta una mera eventualità legata a una valutazione dell’efficacia dell’analogo regime premiale previsto dall’ultima legge di Bilancio, proprio nelle ipotesi in cui, al contrario, sarebbe più adeguato e ce ne sarebbe più bisogno.

Sarebbe più adeguato, perché un incentivo fiscale alla crescita del reddito risulta sicuramente più appropriato per le imprese personali e per gli autonomi soggetti all’IRPEF per due motivi:

– perché nella tassazione IRPEF subiscono già una iniquità pesante nella definizione delle detrazioni per redditi da lavoro e nell’esclusione dai vari bonus concessi, dal momento che questi ultimo sono appannaggio esclusivo dei redditi di lavoro dipendente;

– perché la possibilità di generare redditi incrementali finalizzati a ottenere un giusto vantaggio fiscale è, sicuramente, più nelle mani negli imprenditori e negli autonomi, dal momento che la produzione del reddito dipende direttamente dal loro lavoro e della loro capacità di organizzare al meglio il lavoro d’impresa.

Serve un regime premiale specifico per imprese personali e autonomi

In altre parole, l’esclusione delle imprese personali e degli autonomi dalla possibilità di beneficiare di una tassazione agevolata sul reddito incrementale intensifica ulteriormente l’iniquità orizzontale subita attualmente nella definizione dell’aliquota effettiva di tassazione IRPEF, ossia l’imposta dovuta dopo le detrazioni e i bonus riconosciuti.

Aspetto, questo, che va anche in contraddizione con quanto premesso dallo stesso disegno di legge delega nell’art. 5, comma 1, lettera a), n. 2) (AC n. 1038-75-A), laddove, come incipit del principio in parola, viene indicato l’intento di perseguire “il graduale perseguimento dell’equità orizzontale

L’auspicio è che nel prossimo passaggio parlamentare del disegno di legge delega si colga l’occasione per introdurre un regime premiale specifico per le imprese personali e per gli autonomi che colga fino in fondo le esigenze delle imprese per giungere a un sistema fiscale veramente equo.

Equità non sempre significa adottare lo stesso regime di tassazione ovvero agevolazione per tutte le categorie di contribuenti. Molto spesso, equità significa anche trattare in modo diverso situazioni diverse, come nel caso de quo.

Una possibile soluzione

È vero, infatti, che con riferimento ai redditi d’impresa e di lavoro autonomo soggetti agli ISA risulterebbe più adeguato prevedere un nuovo sistema di tassazione dei redditi che punti a premiare l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato.

Per fare questo è necessario prevedere a regime un sistema premiale che stimoli e incentivi l’efficienza produttiva delle imprese o del lavoro autonomo, legato alle performance di reddito incrementale dichiarato rispetto a una soglia minima di reddito, riferibile alle potenzialità produttive dell’impresa e da determinarsi in via presuntiva. Definita la soglia minima di reddito a partire dalla quale viene riconosciuto l’incentivo fiscale, l’agevolazione si “autofinanzierebbe”, in quanto verrebbe riconosciuta solo nel caso di un effettivo incremento del reddito di partenza.

L’agevolazione sarebbe per tale via orientata a riconoscere una forte riduzione dell’imposizione sul reddito incrementale senza limitare, in nessun modo, l’attività di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Nella logica di questo sistema di incentivi, ovviamente, gioca un ruolo fondamentale la determinazione del livello di reddito riferibile all’attività produttiva di ogni singola impresa.

A tal fine, il livello di reddito oltre il quale sarebbe riconosciuto il regime fiscale premiale, potrebbe essere definito attraverso gli ISA – indicatori sintetici di affidabilità, eredità dei vecchi studi di settore. Attraverso gli ISA è possibile attribuire una misura di reddito “ideale” associabile all’impresa sulla base della sua capacità produttiva, riferito ad un punteggio ISA specifico determinato per la premialità.

Una volta individuato il reddito incrementale sulla base del quale riconoscere un beneficio in termini di riduzione dell’imposizione, la proposta è quella di agire sull’aliquota, prevedendo che la parte di reddito che eccede quello di riferimento sia tassato a una imposta sostitutiva ai fini delle imposte sul reddito molto ridotta, ad esempio del 10%, ossia pari all’aliquota ora applicata sui redditi di produttività dei lavoratori dipendenti.

Questo porterebbe a creare un sistema di incentivi volto a stimolare i contribuenti ad accrescere la loro capacità produttiva al fine di abbassare la tassazione media sul reddito da loro prodotto.

Peraltro, questo sistema di tassazione si sposerebbe perfettamente con la natura stessa dello strumento ISA. Conviene ricordare, infatti, che la finalità degli indicatori sintetici di affidabilità è proprio quella di individuare dei “premi” legati all’affidabilità fiscale dell’impresa o del professionista. Premi che, attualmente, prevedono solamente delle semplificazioni da adempimenti, come ad esempio l’eliminazione dell’obbligo del visto di conformità per esercitare il diritto alla compensazione del crediti emergenti dalle dichiarazioni, ovvero delle limitazioni ai poteri di controllo dell’amministrazione finanziaria, come la riduzione dei periodo per l’accertamento ovvero l’esclusione dagli accertamenti analitici induttivi basati su presunzioni, al raggiungimento di un determinato punteggio di affidabilità fiscale.

Il nuovo regime di tassazione agevolata, pertanto, diventerebbe un ulteriore fattore di premialità per gli imprenditori o professionisti che si distinguono in termini di performance di reddito rispetto alle attività economiche che rientrano nel medesimo MOB (Modello di Business), ossia nel medesimo gruppo omogeneo. E questo solo dopo la garanzia che verrebbero selezionate dagli stessi ISA solamente le imprese che presentano un’elevata fedeltà fiscale.

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