Apprendiamo, non senza qualche sconcerto, le nuove “idee” in materia di detrazioni d’imposta a fronte di oneri e spese, che si intendono introdurre a partire dal 2025, contenute nella legge di Bilancio 2025. Per i redditi più elevati, sarebbe prevista una limitazione della detrazione per spese, con un ulteriore correttivo basato su un “quoziente familiare” rapportato ai figli a carico. Ma chi e che cosa vuole realmente colpire questa nuova misura?
Nella sostanza, per i redditi più elevati, nelle due fasce oltre 75 e oltre 100 mila euro annui, sarebbe prevista una limitazione della detrazione per spese – rispettivamente fino a 14 mila ovvero 8.000 mila euro annui – con un ulteriore correttivo basato su un “quoziente familiare” rapportato ai figli a carico, che riducono alla metà gli importi indicati appunto per i soggetti senza figli fiscalmente a carico.
Prescindiamo un attimo dalla fastidiosa complessità dei calcoli da effettuare (una volta si diceva che l’imposta dovesse essere di facile applicazione e di certa conoscibilità da parte del contribuente, ma questi “vaghi” principi possono evidentemente essere sacrificabili e sacrificati a fronte delle esigenze di gettito…) per capire meglio chi e che cosa vuole realmente colpire questa nuova misura.
È ben vero che le limitazioni appena ricordate riguarderanno una platea molto ridotta di soggetti, se si pensa che (dati MEF alla mano) solo l’1,56% dei contribuenti dichiara redditi superiori a 100 mila euro annui e circa l’1,40% sta nella fascia 75-100 mila euro annui. Si tratta, in generale, di soggetti non più giovani, con buoni redditi e buona propensione al risparmio, che consente loro di sopportare senza grandi patemi d’animo spese “straordinarie” anche di importi non modesti, specie se dirette alla protezione personale e del proprio patrimonio. Peraltro, sempre dati alla mano, le persone che dichiarano redditi elevati (come detto complessivamente pari a circa il 3% della popolazione dei contribuenti) sono soggetti ad un’imposta lorda pari al 24% del totale e fruiscono di detrazioni d’imposta che valgono il 4% delle detrazioni totali spettanti all’insieme di tutti i dichiaranti: non appaiono, quindi, particolarmente avvantaggiati dalla disciplina attuale delle detrazioni d’imposta.
Tutto ciò considerato, si chiarisce meglio la portata di questa disposizione: porre un freno “a valle” alla generosa concessione – negli anni passati – di ampie detrazioni d’imposta per superbonus, ecobonus e simili, specie nel caso in cui a fruirne siano stati (e saranno) soggetti ad alto reddito.
Per quanto riguarda il passato è ovviamente discutibile (e direi anche contestabile) questa forma di “aggiramento e limitazione postuma” di agevolazioni già concesse, disposta soltanto per alcuni soggetti, anche se giustificata dalle inevitabili ragioni di gettito. Ma forse occorreva pensare prima a disciplinare meglio questo tipo di interventi, senza provare a “chiudere le stalle adesso, a buoi ormai fuggiti”.
Per il futuro, è chiaro che chiunque sia interessato da tale misura, andrà direttamente a contrattare con le imprese condizioni favorevoli per l’intervento potenzialmente agevolabile, in cambio di pagamenti “in nero”, con buona pace del gettito a venire, data la sottostante evasione dell’IVA per il fruitore dell’intervento e delle imposte dirette per l’esecutore delle opere.
Ma a quello ci si penserà dopo: dopotutto, domani è un altro giorno, come ben diceva Rossella O’Hara alla fine del noto romanzo “Via col vento”!
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