L’Ocse ai big del web: transfer price da rivedere e tasse dove si vende

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Nuovo documento per frenare la pianificazione aggressiva delle multinazionale in seguito alla digitalizzazione del mercato

di Massimo Bellini


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Tassazione dei profitti nei Paesi in cui si fanno le vendite a prescindere dalla presenza fisica e revisione dei principi di transfer pricing. Sono le importanti novità che l’Ocse propone in risposta agli schemi di pianificazione aggressiva messi in atto dalle multinazionali sfruttando la digitalizzazione dei mercati.

Il documento (Secretariat proposal for a “unified approach” under pillar one) è stato pubblicato il 9 ottobre ed è in consultazione fino al 12 novembre. L’obiettivo è arrivare a una soluzione condivisa da parte dei 134 paesi che aderiscono al progetto Beps entro il 2020.

Gli interessi in gioco vanno dalla ridefinizione del potere impositivo dei vari Stati alla revisione di alcuni principi cardine della fiscalità internazionale, tra cui la definizione di stabile organizzazione e il principio di libera concorrenza. Saranno rivisti i meccanismi di cooperazione fiscale tra Stati. La proposta dell’Ocse dovrebbe comportare un’equa tassazione delle internet companies e, al tempo stesso, andare oltre misure unilaterali quali la digital tax italiana.

Le multinazionali che potrebbero subire un impatto non sono solo le web companies, ma comprendono anche le aziende che si rivolgono ai consumatori tramite canali “tradizionali”, potenzialmente quindi tutto il mondo business to consumer. Il perimetro di inclusione dovrà essere definito con più precisione in futuro e ci si aspetta che alcuni settori, tra cui l’industria estrattiva, saranno esclusi. Ulteriori considerazioni, inoltre, dovranno essere fatte per le aziende finanziarie, in virtù delle specificità del settore. Saranno introdotte delle soglie minime di fatturato, ad esempio 750 milioni di ricavi consolidati, parametro già utilizzato per l’applicazione del Country by country reporting.

Una delle novità più rilevanti riguarda la definizione del nexus. Mentre con le regole attuali le società non residenti sono tassate nel Paese della fonte solo in presenza di una stabile organizzazione, la proposta Ocse introduce un ulteriore concetto, spostando il focus dalle persone alle cose. Non sarà più necessaria la presenza fisica, ma basterà generare ricavi superiori a un importo predeterminato. Questa soglia, non ancora definita, potrà variare a seconda del Paese in modo da garantire gettito anche agli Stati più piccoli e per settore. Una volta identificati gli Stati in cui i gruppi dovranno essere tassati, si dovrà stabilire un meccanismo di suddivisione dei profitti. Anche su questo tema l’approccio Ocse si affianca alle tradizionali regole sui prezzi di trasferimento che, nei mercati in cui non vi è presenza fisica non potrebbero essere applicate per mancanza di funzioni, rischi e asset.

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