Per il contrasto all’evasione non basta la lotteria degli scontrini. Per recuperare il sommerso servono schemi operativi più concreti. Ed ecco che si sta ipotizzando di scoraggiare le transazioni commerciali con pagamento in contanti e di incentivare l’utilizzo di mezzi di pagamenti digitali (carte di credito e simili) attraverso la concessione di benefici fiscali non solo a favore di chi rilascia lo scontrino ma anche di chi lo riceve. Se queste iniziative andranno in porto, l’entità dell’evasione (in tutto o in parte) perderà le misure attuali. Con effetti anche sul “pregresso”, cioè le somme evase negli anni passati ma ancora accertabili?
Pare che l’impossibile stia per superare ostacoli epocali. Specifici interventi normativi combatteranno come si deve l’evasione fiscale. Il “sommerso” avrà vita dura.
In sintesi, questo è quanto attualmente si dice.
Dalla lettura della Gazzetta Ufficiale capiremo la consistenza delle iniziative adottate. Si tratterà di leggere e capire (in pochi momenti) un’infinità di cose del tutto innovative. Per leggere non ci saranno problemi, per capire, forse, non sarà la stessa cosa.
Dunque, l’obiettivo è rimuovere la cattiva abitudine di “non pagare le tasse”. E in questo spazio la lotta all’evasione tira in ballo una lotteria, gli scontrini fiscali e le transazioni con pagamenti in contanti.
Al momento sono messe in campo soltanto le disposizioni che prevedono l’inusuale lotteria, offrendo la prospettiva di vincite di premi correlata all’emissione dello scontrino fiscale.
L’iniziativa resta circoscritta agli esercenti commercio al minuto (e attività assimilate). La “diavoleria” è semplice: il cliente acquista e passa alla cassa per pagare il corrispettivo dovuto e, in quel momento, chiede di inserire nello scontrino alcuni dati necessari per la propria identificazione. Quanto basta per guadagnare il diritto all’estrazione dei premi della lotteria (di cui, attualmente non si conosce né la consistenza né il funzionamento).
Lo spazio dell’intervento, però, considera solo i commercianti al minuto (e attività assimilate) e non prende atto che, tra questi, una larga fascia non ha niente a che vedere con l’emersione del sommerso in quanto ha già la “abitudine” di emettere gli scontrini fiscali (ad esempio, i supermercati). Quindi, lotteria sì, ma senza recuperi di evasione.
Messe le cose in questi termini la lotta al recupero del “sommerso” resta confinata in aree dove la mancata emissione dello scontrino fiscale trova facilmente la complicità (a volte, interessata) dell’incauto cliente. Una situazione, quindi, che non offre, dal primo momento, grosse garanzie di successo. La complicità potrebbe sussistere e, quindi, per questa via, il “recupero” resterebbe nel cassetto. Il legislatore sembra essersi reso conto della situazione e non ha tardato a correre ai ripari.
Per il contrasto all’evasione non basta la lotteria.
E siamo alla cronaca di questi giorni.
Per il recupero del “sommerso” si è pensa di mettere in campo schemi operativi più concreti. Si ritiene, infatti, di scoraggiare le transazioni commerciali con pagamento in contanti e di incentivare l’utilizzo di mezzi di pagamenti digitali (carte di credito e simili) attraverso la concessione di benefici fiscali non solo a favore di chi rilascia lo scontrino ma anche di chi lo riceve.
La “ingegnosità” dell’iniziativa sembra avere le carte giuste per rendere credibile l’operazione. Stiamo a vedere. È questione di qualche settimana e dalla lettura delle disposizioni che andranno sulla Gazzetta Ufficiale potremo farci un’idea di come andranno le cose.
Il discorso, a questo punto lo possiamo chiudere qua.
Possiamo, però, concludere con una considerazione.
Se le iniziative intraprese andranno in porto, l’entità dell’evasione (in tutto o in parte) perderà le misure attuali. La rappresentazione del “nuovo” avrà sicuramente misure più significative così che, ad evasione recuperata, la capacità contributiva del soggetto coinvolto nel “recupero” risulterà, comunque, più compiutamente configurata.
Una situazione del genere può incidere in una qualche maniera anche sul “pregresso” interessato dai tributi ancora accertabili?
La risposta è quanto meno imbarazzante. Per il momento diciamo di no, anche se con cautela.
A bocce ferme ne riparleremo.
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