Il Piano triennale antievasione della Gdf prevede un giro di vite su compravendite di prodotti petroliferi, concessionarie di autoveicoli e trader di titoli di efficienza energetica
di Ivan Cimmarusti, Giovanni Parente
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La Nadef contabilizza 7 miliardi di recupero dall’evasione ma la montagna da scalare è ancora un Everest. Sono 109,7 miliardi le entrate tra imposte e contributi che mancano ogni anno all’appello nelle casse pubbliche. A certificarlo è la relazione sull’economia sommersa e non osservata che accompagna la nota di aggiornamento al Def.
Un dato che è una media del periodo 2014-2016. Ma la relazione va oltre e quantifica già anche l’evasione tributaria per il 2017. Con una doppia sorpresa. Da un lato, una riduzione in termini complessivi dell’evasione: il tax gap scende dai 95,4 miliardi del 2014 a circa 90,8 miliardi nel 2017 (-4,6 miliardi). Dall’altro, il paradosso dell’Iva. Con un aumento del divario tra imposta dovuta e quella effettivamente versata che aumenta nel corso del 2017. Il “merito”, questa volta in negativo per l’Erario, è dello split payment che una volta esaurito il suo effetto di cassa sulle entrate Iva ha contribuito a far lievitare fino a 4,5 miliardi i crediti vantati dai fornitori delle Pa e poi delle imprese obbligate al meccanismo della scissione contabile.
L’effetto fattura elettronica
Buone notizie, soprattutto per aiutare a centrare gli obiettivi della Nadef, arrivano, invece, dalla fattura elettronica. Il rapporto elaborato dal Mef quantifica in un range tra 0,9 e 1,4 miliardi il gettito Iva da attribuire alla fattura elettronica nei primi sei mesi del 2019. Tra e-fattura, scontrini digitali e controlli mirati con la Superanagrafe dei conti, si delinea la road map degli interventi di compliance e accertamento. Ma non solo, perché si preannuncia un’ulteriore stretta sulle frodi Iva.
Il piano triennale d’azione