Modello alla tedesca per ritrovare equità

Per un contribuente celibe/nubile tedesco possessore di un reddito imponibile pari a 25.000 euro (nel 2020), il prelievo fiscale complessivo ammonta a 3.918,27 euro; la percezione di un reddito imponibile pari a 25.100 euro determinerà un onere fiscale leggermente superiore pari a 3.947,81 euro. Nel primo caso l’aliquota media sarà del 15,68% e l’aliquota marginale del 28,40%; nel secondo caso le aliquote saranno pari al 15,73% e al 28,73 per cento.

Ipotizzando due coniugi possessori di un reddito imponibile complessivo (dichiarazione congiunta) pari a 50.000 euro (nel 2020), il prelievo fiscale complessivo ammonta a 7.836,24 euro, cioè il doppio dell’onere fiscale del contribuente celibe percettore di un reddito imponibile di 25.000 euro. Il sistema tedesco dello splitting, applicabile ai contribuenti coniugati, consente quindi di lasciare inalterata l’aliquota media al 15,68% e l’aliquota marginale al 28,40 per cento. Qualora lo stesso reddito imponibile di 50.000 euro sia prodotto da un contribuente celibe/nubile tedesco, il prelievo fiscale ammonta a 12.808.75 euro, con la conseguenza che l’aliquota media è pari al 25,62% e l’aliquota marginale al 39%.

Il modello di progressività lineare rappresenta un significativo punto di riferimento dal quale poter attingere per realizzare una rilevante riforma dell’Irpef, per rendere la nostra imposta personale sul reddito (oggi gravante particolarmente sui redditi da lavoro) più coerente con i princìpi costituzionali. È evidente la necessità di ripensare il sistema di imposizione reddituale in Italia nel suo complesso, modificando scaglioni di reddito e aliquote. Infatti, l’attuale sistema risulta fortemente sproporzionato e iniquo, in quanto a fronte di un incremento di quattro punti percentuali dal primo scaglione dell’Irpef al secondo, di tre punti dal terzo al quarto e di soli due punti tra questo e il successivo, l’aumento tra la seconda classe di contribuenti e la terza è di ben undici punti percentuali e colpisce prevalentemente ceto medio e redditi da lavoro.

In ogni caso per garantire un più rigoroso rispetto del principio di capacità contributiva e di progressività sarebbe almeno auspicabile il passaggio da cinque a sei scaglioni, con la riduzione dal 23 al 21% dell’aliquota inferiore, lo sdoppiamento del terzo maxi-scaglione e un leggero incremento dell’aliquota marginale massima dal 43 al 45 per cento. Sarebbe altresì necessario rivedere i regimi sostitutivi legati a lavoro dipendente, locazioni, redditi finanziari (anche se in tale comparto si auspica il mantenimento del regime sostitutivo di imposizione, salva l’applicazione del regime ordinario se più favorevole), nonché il regime forfettario che apre un solco tra il trattamento di lavoro autonomo e lavoro dipendente.

I tempi sono maturi per affrontare con rinnovato spirito riformatore il riordino della principale imposta sul reddito istituita a seguito della storica riforma tributaria degli anni Settanta.

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