Operatori e professionisti dovranno anche adeguare gli statuti degli enti ai criteri indicati nel Codice
di Gabriele Sepio
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Operatività del nuovo Registro unico nazionale (Runts) e vaglio Ue per i regimi fiscali introdotti dalla riforma del terzo settore. Questi gli appuntamenti più attesi nel 2020 da parte dei quasi 350mila enti non profit.
L’operatività del Runts segnerà il più volte evocato cambio di passo nel percorso di attuazione della riforma che nel 2019 ha visto l’uscita di alcuni importanti provvedimenti di attuazione, come le linee guida sul bilancio sociale e quelle sulla valutazione di impatto sociale, nonché l’approvazione da parte della Cabina di regia, istituita presso palazzo Chigi, del decreto sulle attività “diverse” da quelle di interesse generale (su cui si attende il vaglio del Consiglio di Stato).
Quest’anno si concluderà anche l’ultimo miglio della riforma per dare maggiore certezza a operatori e professionisti che saranno chiamati ad applicare le nuove regole. A fare da apripista alla definitiva fase operativa sarà proprio il decreto attuativo del Runts che, una volta ultimato dal ministero del Lavoro, passerà alla Conferenza Stato Regioni per il parere di rito. Nei sei mesi successivi alla definitiva approvazione del decreto il Registro verrà messo in funzione. Per operatori e professionisti sarà importante, dunque, adeguare gli statuti degli enti ai criteri indicati nel Codice del terzo settore. Questo al fine di accelerare il controllo amministrativo prima della definitiva iscrizione dell’ente nel Runts. Per associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato questo aspetto sarà particolarmente rilevante giacché con l’operatività del Runts verranno meno gli attuali Registri tenuti a livello locale. Per le Onlus, invece, l’attuale anagrafe gestita dalle Entrate resterà in vita fino alla entrata in vigore delle nuove misure fiscali al vaglio Ue. Ma attenzione, in questo caso spetterà agli enti scegliere la specifica sezione del Runts più idonea ai propri obiettivi e procedere all’adeguamento dello statuto prima della definitiva abolizione dell’anagrafe. In caso contrario con l’entrata in vigore delle nuove regole fiscali si rischia la devoluzione del patrimonio incrementale.
Altro tema importante nel 2020 sarà l’autorizzazione Ue sui regimi fiscali introdotti dalla riforma. Il confronto con l’Europa si baserà su un concetto chiave: gli enti del terzo settore (Ets) possono svolgere attività commerciale fruendo di benefici fiscali ma senza alterare le regole del mercato e della libera concorrenza. Questo l’aspetto che fa da sfondo all’esigenza, sempre più avvertita, di mettere gli enti nelle condizioni di reperire risorse non solo dalla sfera pubblica ma anche dal mercato. Per stimolare l’autofinanziamento gli Ets potranno svolgere attività “diverse”, superando i precedenti vincoli imposti dalla normativa Onlus (che ammetteva solo attività direttamente connesse ed accessorie a quelle di interesse generale). La raccolta fondi, invece, trova un esplicito riconoscimento quale principale fonte di sostegno per il non profit, come tale meritevole di essere praticata anche in via «stabile e professionale».