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Partecipazioni non quotate: conviene sempre rideterminare il valore d’acquisto?

Partecipazioni Non Quotate: Conviene Sempre Rideterminare Il Valore D’acquisto?
La legge n. 197 del 29 dicembre 2022 ha previsto una riapertura dei termini per il pagamento dell’imposta sostitutiva e per la redazione e asseverazione della perizia di stima con riferimento alla facoltà di rideterminare i valori di acquisto delle partecipazioni in società non quotate possedute alla data del 1° gennaio 2023.

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In particolare, la rideterminazione del valore di acquisto delle partecipazioni detenute alla data del 1° gennaio 2023 si viene a perfezionare soltanto al compimento delle seguenti condizioni:

– predisposizione di una perizia di stima della partecipazione, redatta ed asseverata entro la data del 15 novembre 2023 da un professionista abilitato;

– versamento di un’imposta sostitutiva del 16% (14% l’aliquota precedente) entro la data del 15 novembre 2023. Il pagamento dell’imposta sostitutiva potrà essere effettuato in un’unica soluzione o in tre rate annuali di uguale importo, maggiorate (la seconda e la terza rata) dell’interesse pari al 3% annuo.

Quali requisiti sono richiesti?

La legge n. 197/2022 ha modificato la disposizione contenuta nell’art. 2, comma 2, del D.L. n. 282/2002. In particolare, la nuova disposizione di legge ripropone la possibilità di rideterminare il valore di acquisto delle partecipazioni, qualificate e non, detenute alla data del 1° gennaio 2023, in modo da affrancare i plusvalori latenti delle partecipazioni evitando, in caso di successiva cessione, l’emersione di notevoli plusvalenze.

In particolare, i requisiti richiesti per procedere alla rideterminazione del valore d’acquisto sono i seguenti:

– che le quote siano detenute dal socio alla data del 1° gennaio 2023;

– che le quote possedute non siano detenute in regime di impresa;

– che le quote non siano quotate in mercati regolamentati.

La convenienza a rideterminare il valore di acquisto

La tassazione delle plusvalenze realizzate in caso di cessione di quote societarie prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva pari al 26%.

Nel caso di rideterminazione del valore d’acquisto, in caso di cessione della partecipazione, l’imposta sostitutiva del 26% sarà pagata soltanto sulla differenza tra il valore rideterminato in sede di perizia di stima e il reale valore di cessione.

Risulta evidente quindi come in diverse circostanze il risparmio fiscale a vantaggio del contribuente possa rilevarsi notevole.

Occorre considerare che, in caso di rideterminazione del valore di acquisto delle partecipazioni, il contribuente dovrà sostenere un flusso finanziario “anticipato” per il versamento dell’imposta sostitutiva rispetto alla data dell’incasso derivante dalla vendita della partecipazione (nei casi ovviamente in cui la cessione avvenga dopo la data del 15 novembre 2023) e, inoltre, dovrà accollarsi interamente il costo della perizia di stima.

È anche vero, però, che, nel caso di rideterminazione del valore d’acquisto, il pagamento dell’imposta sostitutiva potrebbe essere dilazionato in tre rate annuali di pari importo, mentre in caso di pagamento di un’imposta ad aliquota al 26% il pagamento dovrà essere effettuato in un’unica soluzione (o in un massimo di 5 rate mensili) in sede di presentazione del modello Redditi relativo all’anno in cui la plusvalenza è stata realizzata.

Alla luce di tali considerazioni, risulta palese come, prima di procedere alla rideterminazione del valore di acquisto delle quote, sia necessario effettuare preventivamente un’analisi per verificare opportunamente la reale convenienza di tale operazione.

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La predisposizione della perizia di stima

La valutazione del capitale economico aziendale si concretizza in un’operazione assai complessa che richiede, oltre un’approfondita conoscenza delle tecniche esistenti in dottrina, anche una forte dose di esperienza da parte del soggetto che la effettua.

Un aspetto fondamentale da affrontare in questa sede riguarda la scelta del metodo di valutazione da utilizzare. Il concetto di base è che non esiste un metodo universale di valutazione e proprio per tale ragione la scelta del criterio rappresenta una fase altamente importante. Tale scelta è influenzata da vari fattori, quali il settore di appartenenza dell’azienda oggetto di analisi, le caratteristiche della stessa, le particolari fasi di vita in cui l’impresa viene a trovarsi al momento in cui viene effettuata la valutazione.

Esistono in teoria molteplici criteri per la valutazione del capitale economico aziendale, ciascuno dei quali trova la propria ratio su considerazioni ed aspetti ben distinti.

I metodi reddituali valutano l’azienda in virtù della capacità della stessa di generare reddito negli anni futuri, le metodologie finanziarie concentrano la propria attenzione sulla capacità dell’azienda di generare flussi di cassa prospettici; vi sono poi le metodologie dei multipli di mercato, che si basano sul raffronto con aziende comparabili valutate da mercati azionari efficienti.

Si consiglia l’utilizzo di almeno due criteri di stima, uno da impiegare come metodo principale e l’altro come metodologia di controllo.

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