Per assicurare i 3 miliardi di maggiori entrate rivista la norma nel Dl fisco
di Marco Mobili
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Dalla proroga delle tasse alla riduzione al 90% degli acconti di fine novembre. È proprio così. Nel decreto fiscale approvato «salvo intese» in Consiglio dei ministri nella notte tra martedì e mercoledì non ci sarà nessuna proroga al 16 marzo 2020 delle imposte dovute da imprese e professionisti soggetti agli Indici di affidabilità fiscale (Isa) o in regime forfettario.
L’escamotage contabile di 3 miliardi annunciato con un comunicato stampa dal ministero dell’Economia, con cui si spostavano i versamenti del 18 novembre prossimo al 16 marzo 2020 per far quadrare i saldi della manovra di bilancio, si è trasformato nelle ultime ore in una riduzione di 10 punti percentuali degli acconti in scadenza il prossimo 2 dicembre (il 30 novembre cade di sabato e il 1° è festivo) e in una rimodulazione per quelli del prossimo anno.
Il colpo di scena della manovra lo ha annunciato a Il Sole 24 Ore lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Una decisione complessa che ha preceduto la lunga messa a punto del Draft budgetary plan e del decreto fiscale collegato alla manovra dove sarà inserita, a questo punto, la riduzione degli acconti di fine novembre.
La proroga a metà marzo dei versamenti, infatti, come segnalato su queste pagine, presentava criticità sia sul fronte europeo sia su quello interno. Sul fronte Ue i tecnici della Tesoreria per primi hanno segnalato l’incompatibilità con i metodi di classificazione Eurostat della proroga dei versamenti delle rate di metà novembre al 16 marzo dell’anno successivo. Sul fronte interno lo slittamento in avanti delle rate dovute da forfettari e da contribuenti Isa avrebbe di fatto “capovolto” il calendario delle scadenze obbligando imprese e professionisti a versare la prima parte dell’acconto 2019 successivamente alla seconda parte dovuta, come detto entro il prossimo 2 dicembre.
In sostanza nel caso di un contribuente (forfettario o Isa) che deve versare al Fisco 10mila euro, di cui la prima rata di 4mila e la seconda di 6mila euro, quest’ultimo importo con la riduzione dell’acconto al 90% scenderà a 5mila euro. Per il conguaglio il contribuente seguirà la strada ordinaria agendo direttamente nella dichiarazione dei redditi che presenterà nel 2020.