Pensioni, perché la nuova flat tax portoghese sui redditi esteri avvantaggerà l’Italia
- 19 Febbraio 2020
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
In Portogallo i proventi esteri sono esentasse ma un emendamento alla Finanziaria prevede un’aliquota del 10% – In Italia l’imposizione è al 7%
di Marco Cerrato
Pensioni, uno su quattro ne incassa due. E c’è chi fa poker con quattro
3′ di lettura
In Europa la “guerra” tra Stati non si combatte più in trincea come agli inizi del secolo scorso, bensì attraverso misure di tax competion volte ad attrarre investimenti e talenti dall’estero, sottraendoli ai partner europei (e non). Regimi attrattivi di vario genere sono ad esempio previsti nel Regno Unito, in Svizzera e Spagna, a Cipro e Malta nonché, da ultimo, in Italia, il cui “pacchetto attrattivo” nel corso degli anni è stato progressivamente ampliato e potenziato, indipendentemente dall’avvicendarsi degli Esecutivi.
Il caso del Portogallo
In tale ambito, un cenno particolare merita il regime portoghese dei cosiddetti non-habitual residents, noto per aver reso il Portogallo il “paradiso fiscale dei pensionati”, inclusi quelli italiani (si stima che circa 3mila connazionali in pensione vi si siano trasferiti per beneficiarne). Il regime portoghese si fonda su una acuta intuizione, ossia quella di combinare le previsioni dei trattati bilaterali contro le doppie imposizioni, stipulati dal Portogallo, con alcune norme tributarie domestiche di esenzione dei redditi derivanti da fonti extra-territoriali. Il risultato? Consentire a chi beneficia del regime di percepire numerose voci reddituali di fonte estera in totale esenzione da imposizione, sia nel Paese da cui originano che in Portogallo.
In particolare, attualmente il regime portoghese garantisce ai titolari di pensioni non governative di ricevere i propri assegni previdenziali completamente esentasse. Unica condizione sostanziale per accedervi: non essere stati residenti in Portogallo nei precedenti cinque periodi di imposta.
La proposta di modifica
L’“eldorado” portoghese sembra tuttavia destinato a essere fortemente ridimensionato, probabilmente a causa delle continue pressioni che il Governo lusitano ha ricevuto e continua a ricevere dai propri partner europei (principalmente scandinavi), sempre meno inclini ad accettare progressive erosioni delle proprie fonti di gettito tributario. La Finlandia, ad esempio, ha deciso di porre termine al trattato bilaterale con il Portogallo, mentre Danimarca, Svezia e Francia lo stanno rinegoziando.
A ridimensionare l’attrattività del paradiso tax free è un emendamento alla proposta di legge finanziaria portoghese per il 2020 recentemente depositato dal partito socialista. Se approvato, infatti, sostituirebbe l’attuale esenzione sui redditi da pensioni estere con un’aliquota forfetaria pari al 10%, la quale troverebbe applicazione sia ai trattamenti pensionistici “routinari” che a quelli erogati una tantum (si pensi ai trattamenti di fine rapporto e similari).
La proposta di modifica contiene tuttavia una clausola di irretroattività in base alla quale si prevede che la novella trovi applicazione esclusivamente nei confronti di quanti si trasferiscano in Portogallo a partire dal 2021: non sarebbe, invece, applicabile a quanti già si siano già trasferiti in Portogallo o lo facciano entro la fine del periodo di imposta 2020, che continuerebbero a ricevere i propri trattamenti pensionistici al lordo di imposizione.