Gli standard di controllo
La seconda fase della formazione è, infatti, legata alla definizione degli standard per i controlli di primo livello sulla gestione dei fondi strutturali. L’obiettivo è portare uniformità dove oggi ci si muove in ordine sparso: per l’attività di verifica esistono, infatti, check list nazionali, che, però, ogni regione declina a proprio piacimento.
Da qui il progetto messo in piedi dal Consiglio nazionale dei commercialisti, che al momento prevede una fase sperimentale di ricognizione delle varie procedure di controllo previste da alcune regioni – Friuli Venezia Giulia, Campania, Calabria, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Abruzzo, Marche, Sardegna e provincia autonoma di Trento – che hanno aderito volontariamente all’iniziativa. A portare avanti il monitoraggio, già avviato, sono le stesse regioni insieme ai commercialisti esperti di fondi strutturali. «Che però al momento sono pochi», precisa Galvani.
La raccolta dei diversi sistemi di controllo regionali viene coordinata da un tavolo istituito presso il Cndcec, che sulla base del materiale raccolto elaborerà standard validi per tutti e li sottoporrà al vaglio dei tavoli istituzionali. «Presumo che in tarda primavera – aggiunge Galvani – la definizione degli standard sarà completata e potrà essere avviata la formazione mirata».
L’elenco dei controllori
I commercialisti, una volta formati, potranno accedere a un elenco ad hoc a cui le regioni potranno rifarsi per reclutare i controllori della gestione dei fondi Ue.
«Il nuovo strumento di verifica che stiamo mettendo a punto – sottolinea Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale – ha possibilità di successo anche perché abbiamo una presenza capillare sul territorio nazionale. Si tratta di un progetto che avrà ricadute positive sul tessuto economico e imprenditoriale italiano. Un segnale di come i professionisti possono lavorare per l’interesse generale».