Poche speranze di successo per il ravvedimento speciale 2022
- 26 Febbraio 2024
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
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Ma facciamo un passo indietro.
Poiché per sfruttare il ravvedimento è necessario prima individuare le violazioni commesse, tale istituto trova maggiore utilizzo nel caso degli omessi, insufficienti o tardivi versamenti i cui errori sono generalmente più facili da scoprire, anche se, talvolta, il vero scopo è solo quello di posporre i versamenti dovuti.
Negli altri casi, in particolare quando la correzione degli errori richiede la presentazione di una dichiarazione integrativa, al ravvedimento si ricorre, prevalentemente, in due casi:
1. a seguito di controlli dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza, cui ha fatto seguito la consegna di un PVC;
Fuori da tali ipotesi, questo tipo di ravvedimento è meno frequente. Peraltro, se le somme da versare per correggere gli errori riscontrati sono ridotte, il contribuente può trovare più conveniente rinunciare a parte degli sconti offerti dal ravvedimento per attendere la lettera di compliance e questo perché la notifica di tali segnalazioni è accompagnata dalla messa a disposizione di appositi tools che rendono più semplice la redazione e presentazione della dichiarazione integrativa.
La versione approvata, per il solo anno 2022, dalla legge di conversione del Milleproroghe non presenta differenze rispetto a quella riferita agli anni 2021 e precedenti ma rischia di avere ben poche possibilità di successo.
Vediamo perché.
La scadenza del 31 marzo 2024
L’elemento più criticabile del ravvedimento speciale per il 2022 è senza dubbio la scadenza per l’adesione. Poiché il testo definitivo della legge di conversione è stato approvato il 22 febbraio scorso, ipotizzando che esso venga pubblicato in G.U. entro il 29 febbraio (termine ultimo per la conversione in legge del Milleproroghe) i contribuenti avrebbero solo 31 giorni per effettuare i controlli sulle dichiarazioni per il 2022, decidere se aderire, presentare la dichiarazione o le dichiarazioni integrative (i titolari di partita IVA dovrebbero esaminare i modelli IVA, Redditi, IRAP e 770) e versare le somme dovute o almeno la prima rata.
Sulla possibilità di svolgere efficientemente e serenamente tali operazioni pesano:
– la necessità di predisporre e trasmettere le CU 2024, scadenti il 18 marzo 2024;
– la presentazione delle dichiarazioni IVA entro il successivo 30 aprile.
Quanto alla dichiarazione IVA, va detto che spesso i controlli necessari per la sua elaborazione portano alla scoperta degli errori commessi nella dichiarazione dell’anno precedente. Ma se il modello IVA 2024 verrà elaborato dopo il 31 marzo 2024 tali errori non potranno essere sanati con il ravvedimento speciale.
Certamente, l’edizione 2024 del ravvedimento speciale si presenta meno complessa rispetto alle precedenti, riguardando una sola annualità e non una pluralità di periodi di imposta, ma questa è l’unica semplificazione di cui il contribuente gode e non dipende certo dai vantaggi intrinseci della sanatoria.
In ogni caso, il tempo per valutare se sfruttare il ravvedimento speciale per il 2022 è ancora minore di quello originariamente concesso per le passate edizioni, il che diminuisce di molto la probabilità che tale sanatoria raccolga qualche interesse per i contribuenti.
Quindi, presumibilmente, la scadenza del 31 marzo 2024 dovrà subire ulteriori proroghe.
I contribuenti privi di partita IVA
Se poi si guarda alla maggior parte dei contribuenti, le persone fisiche non titolari di partita IVA che presentano i modelli Redditi PF e 730, è facile concludere come costoro, che di regola consultano il proprio consulente fiscale solo in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi, verranno quasi sicuramente a conoscenza della sanatoria a termini abbondantemente scaduti.
Sul punto, qualcosa dovrebbe insegnare l’esperienza di questi giorni in cui molti contribuenti si sono visti recapitare lettere di compliance per l’anno 2020 che, si ricorda, rientrava tra quelli regolarizzabili con la versione originaria del ravvedimento speciale. La notifica delle lettere di compliance per il 2020 dimostra chiaramente quanto questa sanatoria sia di difficile comprensione e quindi sfruttamento, da parte di una rilevante fetta dei potenziali interessati.
Modalità di versamento delle somme dovute
L’edizione 2024 del ravvedimento speciale prevede 4 rate in luogo delle originarie 8, riduzione forse spiegabile con l’applicabilità del ravvedimento alla sola annualità 2022. In sostanza, visto che con la passata edizione il contribuente si poteva trovare a dover regolarizzare più periodi di imposta, e quindi a versare somme più consistenti, ciò giustificava una rateizzazione più lunga.
Tuttavia, se il passato insegna qualcosa, un’eventuale proroga dell’attuale termine del 31 marzo verrà quasi sicuramente accompagnata dalla soppressione della rateizzazione degli importi da versare. A questo punto, però, viene da domandarsi che senso abbia imporre una scadenza, il 31 marzo 2024, già destinata a sicura proroga per poi, non volendo penalizzare coloro che comunque decideranno di aderire entro tale data, privare il ravvedimento speciale della possibilità di rateizzare le somme dovute.
Occorre, inoltre, considerare che per l’adesione al nuovo ravvedimento speciale è sufficiente, come per la precedente, il versamento della sola prima rata e questo perché, in caso di decadenza dal beneficio della rateazione, gli importi residui vengono riscossi a mezzo ruolo. Entrambe le versioni rischiano quindi di produrre, laddove l’adesione richieda somme consistenti, una nuova mole di carichi a ruolo, originati dal mancato versamento delle rate successive alla prima, che si andrebbero ad aggiungere al già enorme magazzino giacente presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione il che, nel caso di una eventuale futura estensione della rottamazione dei ruoli ad altre annualità, renderà necessario precisare che quelli derivanti dal mancato versamento delle rate del ravvedimento speciale non potranno essere rottamati.
Insomma, un’ulteriore complicazione.
Alla luce di quanto sopra, l’intero impianto del ravvedimento speciale andrebbe ripensato in modo da rendere questa sanatoria realmente appetibile per i contribuenti.
Sotto questo aspetto non si può negare che il migliore stimolo per l’adesione alla sanatoria proverrebbe dalla spedizione di apposite lettere di compliance per i periodi d’imposta sanabili, operazione questa che, per ovvie ragioni, dovrebbe avvenire prima che siano scaduti i termini di adesione al ravvedimento speciale. Inviare le lettere di compliance, come fatto per il 2020, quando i termini per avvalersi del ravvedimento speciale erano abbondantemente scaduti costituisce una vera beffa per i contribuenti, soprattutto se le dichiarazioni interessate da tali comunicazioni sono quelle delle persone fisiche, in particolare se presentate a mezzo del modello 730.
Se non si trova un modo per anticipare la notifica delle lettere di compliance non ha senso estendere il ravvedimento speciale ad altri periodi d’imposta visto che tale apertura può interessare soltanto i contribuenti che già sanno di aver commesso determinati errori per tale periodo. Il che, come è evidente, significa agevolare coloro che in questo periodo sono oggetto di accessi e controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate a dispetto di tutta la restante parte della platea potenzialmente interessata.