Si svolge oggi in Live streaming l’XI Forum One FISCALE – Edizione speciale, dedicato a “Delega fiscale: cosa cambia per professionisti e imprese”. Il Generale di Divisione della Guardia di Finanza, Giuseppe Arbore, anticipa a IPSOA Quotidiano alcuni dei temi che saranno discussi durante l’evento.
Quali sono gli aspetti del disegno di legge delega per la riforma fiscale che impattano maggiormente sull’attività del Corpo?
I tre aspetti del progetto di riforma fiscale che produrranno maggiori effetti sull’attività del Corpo sono l’evoluzione del rapporto fisco-contribuente, il ruolo delle tecnologie digitali nella lotta all’evasione e la riforma del sistema sanzionatorio.
In tema di rapporto Fisco-contribuente, le nostre direttive operative prevedono già, nel corso di tutte le attività ispettive, lo sviluppo di adeguate forme di interlocuzioni con i contribuenti, in un confronto costruttivo ed equilibrato.
Un’attività di controllo sistematicamente incentrata sul contraddittorio preventivo con il contribuente da un lato rende la pretesa tributaria più credibile e sostenibile e, dall’altro, scongiura la formulazione di recuperi non adeguatamente supportati e motivati perché non preceduti da un effettivo confronto.
L’ormai necessario e sempre crescente ricorso alle tecnologie digitali nel contrasto all’evasione fiscale ci permetterà, poi, di rafforzare la nostra azione orientata selettivamente verso i contribuenti che presentano elementi di pericolosità. A tale avviso, faremo leva sulle banche dati fiscali, doganali, valutarie e di polizia, sull’attività di intelligence, sul controllo economico del territorio e sulla cooperazione internazionale.
È, infatti, sempre più indispensabile “far dialogare” le plurime fonti informative disponibili e creare algoritmi in grado di leggere tali informazioni, fermo restando l’imprescindibile intervento dell’analista, necessario per interpretare correttamente i risultati ottenuti.
Con riguardo alle sanzioni, la riforma mira a razionalizzare il sistema di presidio, attraverso la ricerca di un delicato equilibrio tra la risposta sanzionatoria amministrativa e penale, in linea con gli orientamenti della giurisprudenza europea, incentivando, al contempo, la messa a punto di adeguati sistemi di gestione del rischio fiscale.
Si tratta, comunque, di interventi che non prevedono un allentamento del sistema di presidio rispetto alla commissione di frodi fiscali, su cui il Corpo è e continuerà a essere sempre in prima linea.
Ha fatto cenno al tema delle sanzioni. Può darci qualche altro dettaglio?
Come già ricordato, obiettivo della riforma è razionalizzare lo specifico sistema di presidio, attraverso l’integrazione tra le fattispecie sanzionatorie, amministrative e penali e ridurre le sanzioni in caso di adozione di un efficiente sistema di controllo dei rischi.
Per quanto concerne il primo punto, occorre premettere che la valutazione relativa al grado di afflittività del trattamento sanzionatorio deve tenere conto della compresenza di più livelli, vale a dire quello amministrativo, quello penal-tributario e da ultimo, quello della responsabilità dell’ente dipendente da reato di cui al D.Lgs. 231 del 2001.
Il compito che il Legislatore dovrà affrontare su questo fronte è particolarmente delicato per via della necessità di garantire una risposta punitiva adeguata a disincentivare e, ove necessario, reprimere i comportamenti più gravi, su cui la Guardia di Finanza continua a puntare con ferma determinazione.
Questa riflessione mi porta naturalmente al secondo aspetto della riforma del sistema sanzionatorio, vale a dire la riduzione delle sanzioni per coloro che si dotano di un adeguato tax control framework.
Incentivare la creazione di sistemi di controllo interno e favorire il dialogo con l’Amministrazione finanziaria è certamente la strategia giusta per prevenire, anche attraverso il coinvolgimento di professionisti del settore tributario, la commissione di illeciti e consentire a tutti, Fisco e Contribuenti, di risparmiare energie e risorse.
E in un sistema tributario votato alla compliance, in cui all’incremento della certezza del diritto si fa corrispondere una flessione del contenzioso, in cui il rischio fiscale può essere predeterminato, in cui il confronto “muro contro muro” è completamente anacronistico, proprio i professionisti possono giocare un ruolo decisivo operando quale anello di congiunzione tra Fisco e contribuenti e favorendo, attraverso il dialogo, la creazione di una cultura della legalità fiscale.
In conclusione, quali sono le caratteristiche di un sistema fiscale efficiente?
Credo che ogni sistema fiscale debba perseguire tre obiettivi irrinunciabili, tra loro interconnessi: “semplificazione”, “crescita” ed “equità”.
Un sistema tributario è tanto più efficace, quanto più è “semplice”, nell’accezione più nobile del termine, ovvero volto a semplificare gli adempimenti dei cittadini, promuovendo organicità, chiarezza e certezza e scongiurando, al contempo, che agli oneri tributari in termini “monetari” debbano aggiungersene altri, di tipo, per così dire, “amministrativo”.
Il concetto di “semplificazione” è strettamente connesso a quello di “crescita”.
Tra i vari ostacoli attualmente posti dal nostro sistema tributario ad una crescita economica sostenibile vi è certamente il peso della tassazione sui fattori produttivi, ossia lavoro e capitale.
Nel contesto di un’economia senza frontiere e in continua evoluzione, ogni sistema tributario deve saper “guardare oltre”, gettando lo sguardo al di là dei confini nazionali, affinché un armonioso sviluppo delle politiche fiscali dei Paesi delle economie avanzate possa perseguire gli “obiettivi di sviluppo sostenibile”, anche attraverso la riduzione delle disuguaglianze.
Il terzo e irrinunciabile pilastro di ogni sistema fiscale è l’equità, che si persegue, prima ancora che sul piano normativo, contrastando con determinazione gli illeciti posti in essere dai soggetti che violano dolosamente gli obblighi fiscali e contributivi.
Su questo versante, l’apporto della Guardia di finanza sarà, anche nei prossimi anni, decisivo e per questo stiamo rafforzando sempre di più i nostri processi di analisi, puntando sulle nuove tecnologie e sui sistemi di intelligenza artificiale per affinare ulteriormente i processi di selezione dei contribuenti a rischio.
Tutto ciò nella consapevolezza che solo un sistema di controlli percepito come equo può alimentare la “coscienza fiscale” di ogni cittadino ossia, per usare le parole di Ezio Vanoni, la “consapevolezza di essere legati alla vita dello Stato impositore da una sostanziale identità di interessi in cui il tributo costituisce fattore di giustizia sociale e trova la sua giustificazione”.