Riforma fiscale, giustizia tributaria e crisi d’impresa: nuove sfide (e opportunità) per i commercialisti
- 27 Aprile 2023
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
Si svolge a Palermo dal 27 al 29 aprile il 60° Congresso Nazionale UNGDCEC, dedicato alla riforma fiscale, tra le azioni chiave previste dal PNRR per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese, propedeutica e strumentale per innescare la ripresa economica. Di questo (e di altro) abbiamo parlato con Matteo De Lise, Presidente UNGDCEC.
Il Governo si accinge a varare un’importante riforma fiscale: quali sono, secondo l’UNGDCEC che lei rappresenta, i punti di forza e quali i margini di miglioramento della legge delega?
La riforma del fisco non è più procrastinabile, di fatto il sistema economico, i soggetti protagonisti si muovono con tempi e sistemi diversi in un mercato diverso; è sicuramente importante quanto previsto nella legge delega rispetto alla riduzione degli scaglioni IRPEF, alla volontà di premiare gli investimenti con una riduzione dell’aliquota IRES e, non per ultimo, la riduzione del cuneo fiscale: aumentare la capacità di spesa dei contribuenti è più che mai necessario per tenere solido il livello dei consumi e quindi le nostre economie.
Va sicuramente capito come trovare risorse, considerando che questa riforma è a saldo zero, quindi, l’unica soluzione possibile sarebbe quella di un recupero dei redditi sommersi, per questo andrebbe fatto qualcosina in più in tal senso, penso alla possibilità, attraverso agevolazioni fiscali, di incentivare l’iniziativa giovanile mediante la detassazione delle nuove attività e gli incentivi alle aggregazioni.
Bisognerebbe guardare altresì con attenzione anche tutte le nuove iniziative “digitali” e quindi tassare questi nuovi mercati nella maniera più equa possibile.
Il PNRR costituisce un’imperdibile occasione per ammodernare l’Italia. Quale potrebbe essere, a suo avviso, il ruolo dei commercialisti in questo importante processo in atto?
Il limite di tutti i grandi “finanziamenti europei” è sempre stata la rendicontazione.
Molto spesso non siamo stati in grado di redigere i piani necessari alla spesa richiesta e altre volte tali iniziative sono state poi incompiute per una poco efficace rendicontazione.
I commercialisti potrebbe essere quel fattore in più che permette di avere quella rendicontazione necessaria affinché tale opportunità non vada sprecata.
Dovremmo però essere parte integrante della macchina pubblica che va a mettere a terra questi progetti, essere asseveratori di fattibilità preventiva e controllori dello stato di avanzamento del progetto.
Fare quindi anche nel pubblico quello che già facciamo nel privato.
Il processo tributario, nei mesi scorsi, è stato interessato da una sostanziale riforma. Crede che, nel disegno riformatore, si siano tenute in debito conto le esigenze di chi è giovane e svolge la professione da poco tempo?
In occasione del 60° Congresso nazionale UNGDCEC, a Palermo dal 27 al 29 aprile 2023, parleremo (anche) di quanto sia cambiato dall’entrata in vigore della riforma e di quanto ancora c’è da fare per arrivare a conseguire l’obiettivo di una reale giustizia tributaria, ambito tanto bistrattato quanto cruciale per la vita di cittadini, imprese e per l’amministrazione finanziaria e lo Stato.
Se da un lato l’istituzione della c.d. “quinta magistratura”, ovvero l’introduzione del giudice tributario di professione, costituisce il primo fondamentale pilastro della riforma, in cui come Unione abbiamo puntellato l’esigenza del mantenere l’accesso ai laureati in economia, dall’altro l’attuazione concreta procede a rilento e con andamento incerto, tra mini concorsi con posti vacanti e soprattutto rischi di incostituzionalità per il venir meno dell’equidistanza del Giudice, ora dipendente del MEF, dalle parti in contenzioso.
Bisogna insistere e accelerare su temi ormai decisivi.
La nuova disciplina sulla crisi d’impresa rappresenta una nuova sfida per i commercialisti. Ritiene che tale materia possa diventare una opportunità professionale?
Assolutamente sì. Vi è un importante carico di responsabilità in capo a noi consulenti d’impresa, ma non possiamo non cogliere l’opportunità che questa riforma ci dà di operare un vero cambio culturale, dove la consulenza strategica possa essere sempre più pregnante e redditizia per noi commercialisti.
L’analisi preventiva necessaria a evitare lo stato di crisi, prima, e di insolvenza, poi, cambia di fatto l’utilità percepita di alcune figure fin qui sottovalutate dall’imprenditore, in primis l’organo di controllo, la necessità di un adeguato assetto organizzativo ci dà l’opportunità, sostenuti dalla norma, di poter mettere in pratica tutte quelle che sono le nostre competenze rispetto a quanto necessario. La differenza però come al solito è nella capacità che avremo di non svilire economicamente tali funzioni.
Abbiamo una grande opportunità, questa va sfruttata ma va anche protetta, da noi stessi e da chi proverà a rubarci quote di mercato.
La professione del commercialista si evolve sempre di più: quali sono le sfide che coinvolgeranno i commercialisti, soprattutto giovani, nei prossimi anni?
La nostra sfida più importante sarà quella di portare avanti un cambio culturale che possa restituire a questa professione una centralità politica ed economica che ci permetta di nuovo di sperare che i nostri figli vogliano continuare a fare il nostro lavoro.