Alla mancata nomina del direttore da inizio dicembre e del comitato di gestione dalla scorsa primavera si aggiunge ora lo stato di agitazione del personale
di Marco Mobili e Giovanni Parente
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Agenzia delle Entrate verso l’impasse totale. Alla mancata nomina del direttore da inizio dicembre e del comitato di gestione dalla scorsa primavera si aggiunge ora lo stato di agitazione del personale proclamato dai sindacati. Alla base dell’ultima protesta c’è anche l’assenza delle risorse per retribuire le figure di capo team. Un contingente di circa 3.500 funzionari che svolgono un ruolo “oscuro” ma allo stesso tempo nevralgico soprattutto per i servizi erogati a imprese e contribuenti.
I compiti del capo team
Tra i compiti del capo team, ad esempio, ci sono il via libera alle istanze di rimborso, la conservatoria dei registri immobiliari o ancora la gestione delle istanze di autotutela per le correzioni degli atti emessi dagli uffici. Fino al 31 dicembre scorso questi ruoli, di proroga in proroga, prevedevano una retribuzione mirata per i compiti svolti. Ma nell’ultima manovra di bilancio il Governo non è stato in grado di recuperare le risorse necessarie per garantire ancora queste retribuzioni aggiuntive. Questa mattina, quando gli uffici del Fisco riapriranno, si capirà quanti dei 3.500 funzionari accetteranno ancora l’incarico di capo team che i direttori regionali provvederanno comunque ad assegnare.
I sindacati
Dal canto loro, nel proclamare lo stato di agitazione il 30 dicembre, le cinque sigle sindacali dei dipendenti del Fisco (Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Confsal/Unsa e Flp) avevano denunciato al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, oltre alle gravissime carenze di personale, con carichi di lavoro ormai non più sostenibili,un «deficit di risorse finanziarie da destinare al salario accessorio accompagnato da ritardi intollerabili nell’erogazione», nonché «significative difficoltà organizzative».
Il ruolo del Governo
Al Governo, infatti, non sono bastati i 90 giorni che la legge gli concede per nominare i nuovi direttori o confermare quelli che, fino al 9 dicembre scorso, erano ancora in carica. All’assenza dei vertici apicali delle tre agenzie (oltre alle Entrate ci sono anche Dogane-Monopoli e Demanio) si accompagna ormai la mancanza dei comitati di gestione, fulcro operativo per la ratifica di ogni decisione dei direttori. Ad esempio è preclusa una qualsiasi possibilità di nomina di direttori centrali o territoriali. Un vuoto di governance così delicato da spingere il legislatore delegato del 1999 a prevedere anche la possibilità di un commissariamento dei bracci operativi dell’amministrazione finanziaria per almeno un anno, prorogabile di altri 6 mesi. Al di là dell’ipotesi di scuola di un commissariamento del Fisco proprio nell’anno in cui il governo Conte ha previsto entrate aggiuntive per oltre 3 miliardi dalla lotta all’evasione, si spera chela partita sulle nomine si sblocchi nei prossimi giorni così da rimettere in moto tutta la macchina. Il te,po diventa sempre più avaro.