Il Fisco affila le armi a sua disposizione per combattere l’evasione fiscale e lancia, anche se in via sperimentale, un nuovo strumento di controllo: il risparmiometro o evasometro.
Di cosa si tratta?
Niente di più semplice, almeno sulla carta: si vuole, finalmente, sfruttare l’enorme mole di dati che gli operatori finanziari trasmettono con cadenza mensile all’Agenzia delle Entrate.
È l’Archivio dei rapporti nel quale confluiscono i dati relativi, appunto, a tutti i rapporti in essere intrattenuti con i clienti.
La filosofia di base che muove il nuovo strumento è quella di riscontrare le incongruenze tra redditi dichiarati dal contribuente e evidenze bancarie.
Tale gap potrebbe far accendere una spia, sintomo di attività di evasione fiscale.
È evidente che, a meno che non lo si voglia far naufragare sul nascere, lo strumento deve essere basato su algoritmi che permettano un certo grado di affidabilità. In caso contrario, è alquanto fondato il rischio che possa avere lo stesso epilogo del redditometro.