Nel convegno organizzato a febbraio dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili per i 50 anni dell’IVA, un tema riguardava l’auspicabile fine delle anomalie conseguenti all’estensione dello split payment e del reverse charge, ottenuta in deroga dall’Unione europea.
Per lo split payment era stata evidenziata l’imminente scadenza dell’autorizzazione al 30 giugno 2023: il Direttore generale del Ministero delle Finanze, presente al convegno, aveva però anticipato che questa modalità di fatturazione non poteva interrompersi in corso d’anno, tanto più che le regole per questo fondamentale adempimento avrebbero dovuto essere riconsiderate nell’ambito della legge delega per la riforma fiscale.
Autorizzazioni prorogate nel tempo
“Nel 2014 l’Italia ha introdotto per le pubbliche amministrazioni l’obbligo di fatturazione elettronica per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi.
L’Italia ha pertanto assicurato che non chiederà il rinnovo dell’autorizzazione alla misura di deroga”, concessa sino al 31 dicembre 2017.
Prima di quella scadenza abbiamo già l’autorizzazione n. 784 del 25 aprile 2017, che estende lo split payment alle forniture delle società controllate da enti pubblici ed ai gruppi quotati in FTSE MIB, con la nuova scadenza del 30 giugno 2020.
e-fattura e reverse charge: l’intreccio con lo split payment
La prima autorizzazione aveva messo in evidenza la necessità di accelerare i tempi dei rimborsi, la cui entità è destinata ad aumentare con l’impossibilità di esercitare la rivalsa. Dobbiamo riconoscere che questa fase del rapporto tributario ha visto un sicuro miglioramento.
Ed è proprio il successo della fatturazione elettronica italiana, che ha sensibilmente ridotto l’area dell’evasione, che può far vedere la fine dello split payment. Non sappiamo quale scadenza ci concederà l’Unione europea: le autorizzazioni di cui abbiamo parlato era tutte triennali. L’auspicio è che l’uscita da questo tunnel preceda la nuova scadenza.