Stretta sugli evasori, perché adesso sarà più difficile evitare il carcere

reati tributari

Il decreto legge in via di pubblicazione ha fatto parlare di sé soprattutto per l’aumento dei massimi di pena agli evasori. Ma evitare le manette sarà più ostico anche (e soprattutto) per l’intervento sui limiti di pena minima

di Giovanni Negri


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Di certo evitare il carcere per fatti di evasione sarà più difficile. Ma non solo per il tanto sottolineato effetto di aumento dei massimi di pena. Ma anche, se non soprattutto, in conseguenza dell’intervento sui minimi. Nella bozza di decreto legge che dovrebbe approdare alla pubblicazione in «Gazzetta», infatti, si sbandiera l’innalzamento dei massimi di carcere che potranno essere inflitti, ma, più sottotraccia, corre anche l’aumento dei limiti di pena minima che possono essere inflitti dalla magistratura.

Il bilancio del carcere per reati tributari
Certo bisogna partire da dati di fatto e, rispetto a questi, dagli obiettivi. A fine settembre in carcere per reati tributari c’erano 281 persone. Di queste, 217 detenute a titolo definitivo, 64, invece perchè imputate (in attesa di sentenza definitiva, è stata inflitta la misura cautelare della custodia in carcere). Rispetto al totale dei detenuti, a titolo definitivo o provvisorio, la percentuale di quelli in carcere per reati fiscali si aggira sullo 0,5 per cento. Dati che si confrontano però con un numero di condanne assai superiore: secondo l’Istat infatti, nel 2017, le sentenze irrevocabili di condanna, per delitti legati alle imposte dirette e indirette, sono state 3.222. Ovvero: in carcere si finisce assai di rado, anche in rapporto alle condanne inflitte.

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Ora, prendendo a paradigma il reato per il quale anche nelle dichiarazioni pubbliche di rappresentanti delle forze di Governo più si mette in evidenza l’aumento di pena, la dichiarazione fraudolenta con uso di fatture o altra documentazione per operazioni inesistenti, a risaltare non è tanto, o non solo, il fatto che il massimo di carcere che potrà essere inflitto passa da 6 a 8 anni, ma che il minimo passa da 1 anno e 6 mesi a ben 4, più che raddoppiando.Un intervento funzionale a colpire in maniera assai più severa gli imputati, rendendo più complicato evitare condanne detentive importanti, da evitare o ridurre attraverso la caccia al riconoscimento delle attenuanti generiche per esempio oppure il ricorso a forme di sconto della pena legata alla scelta dei riti processuali, come l’abbreviato.

Sanzioni fino a 5 anni
Ma nella bozza di decreto legge, effetti significativi saranno prodotti anche dall’estensione delle condotte penalmente rilevanti. Qui a fare da modello è il reato di dichiarazione infedele, per il quale il Governo Renzi aveva deciso un innalzamento della quota di evasione tollerata, triplicandola, passando cioè da 5omila a 150mila euro. La scelta fatta nel pacchetto messo a punto dal ministro Alfonso Bonafede è adesso intermedia, individuando un limite di 100mila euro al di sopra del quale la condotta da punibile solo sul piano amministrativo inizia a sconfinare nel penale. A completare il quadro sul reato, l’aumento delle sanzioni che passano da un minimo di 1 anno e un massimo di 3 a un minimo di 2 e un massimo di 5.

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