Trasferirsi all’estero in poche mosse: le regole per superare i controlli del Fisco
- 5 Gennaio 2020
- Posted by: Studio Pozzan
- Categoria: News Commercialista
Alle regole per determinare la residenza fiscale e tutto quanto ruota intorno alla decisione di lasciare l’Italia (previdenza compresa) è dedicata la Guida Rapida “Fisco e pensioni – Trasferirsi all’estero” in uscita lunedì 6 gennaio con l’Esperto risponde del Sole24Ore
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Si fa presto a dire “me ne vado…”. Ci vuole poco (più o meno) a trasferirsi all’estero, ma non per il Fisco, anche perché le regole per individuare la residenza fiscale sono chiare e delineano un perimetro preciso. Sono considerate fiscalmente residenti in Italia le persone fisiche che, per la maggior parte del periodo d’imposta sono iscritte nel registro dell’anagrafe della popolazione residente o hanno in Italia la sede principale dei propri affari e interessi (domicilio) o la dimora abituale (residenza). Alle regole per determinare la residenza fiscale e tutto quanto ruota intorno alla decisione di lasciare l’Italia (previdenza compresa) è dedicata la Guida Rapida “Fisco e pensioni – Trasferirsi all’estero” in uscita lunedì 6 gennaio con l’Esperto risponde del Sole24Ore.
La Guida Rapida spiega, tra l’altro, che chi si trasferisce all’estero dovrà subito richiedere la cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente, con contestuale iscrizione all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire). Viene sottolineato che, proprio dall’individuazione della residenza fiscale derivano conseguenze sostanziali: chi risiede in Italia è tassato in Italia su tutti i redditi ovunque prodotti. Mentre i non residenti sono soggetti ad imposizione italiana limitatamente ai redditi prodotti nel nostro Paese.
La Guida Rapida mette sotto la lente anche la procedura per iscriversi all’Aire, il meccanismo di redditi e imposizioni, i casi di successioni e donazioni e gli incentivi per chi decide di rientrare in Italia. Infine, un’intera pagina della Guida Rapida è destinata all’aspetto previdenziale e chiarisce che la contribuzione è valida in Italia per chi lavora in Europa. Sul calcolo dell’assegno incidono gli anni lavorati nella Penisola, rispetto a quelli complessivamente versati e utili.