Una maggior regolamentazione “frena” l’evasione fiscale?

Uno studio della Stanford University, condotto da Lisa De Simone, Rebecca Lester e Kevin S. Markle, spiega gli effetti negativi della eccessiva regolamentazione fiscale, in particolare in materia di fornitura di informazioni finanziarie da parte degli operatori stranieri al Governo degli Stati Uniti, certificando una perdita di investimenti tracciabili nel Paese dall’introduzione del FACTA compresa tra i 56 e i 78 miliardi di dollari.

Uno studio fondamentale per spiegare perché, anche qui in Italia, il livello esponenziale di adempimenti comunicativi non ha portato ad una riduzione della evasione e al contrario ha promosso una consistente riduzione degli investimenti.

Lo studio della Stanford University

Se ancora ci fosse bisogno di certezze in merito all’inefficacia dell’eccesso di trasmissioni informative e fiscali in favore dell’Amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione nel Paese, potrebbe essere di aiuto uno studio pubblicato dalla Stanford University nello scorso mese di luglio, a cura dei ricercatori De Simone, Lester e Kevin S. Markle, che evidenzia come il FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), operativo per l’Italia a partire dal 1° luglio 2014, mirato a contrastare l’evasione fiscale di cittadini e residenti statunitensi attraverso conti presso istituzioni finanziarie italiane e straniere, nonché quella di residenti italiani e stranieri mediante conti presso istituzioni finanziarie statunitensi, attraverso lo scambio “automatico” di informazioni finanziarie, non solo ha fallito nei suoi effetti generali, ma ha anche ridotto gli investimenti finanziari tracciabili negli Stati Uniti per un valore compreso tra i 56 e i 78 miliardi di dollari dalla sua introduzione.

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