«Verifiche più incisive e margini di errore ridotti»

Intervista


default onloading picMarcella Galvani. Suo il progetto di standard uniformi per i controlli sui fondi strutturali

2′ di lettura

È sua l’idea di standard uniformi per i controlli sulla gestione dei fondi Ue e di coinvolgere i commercialisti in modo più sistematico nel sistema contro le frodi comunitarie. Marcella Galvani, consigliere nazionale del Cndcec con delega alle politiche europee, ha iniziato a pensare al progetto appena insediata, nel 2017, e ora che il tutto ha preso forma raccoglie i primi frutti di un lungo lavoro. «Come il fatto – sottolinea – che l’iniziativa, già approvata dalle nostre istituzioni, sia stata inserita qualche settimana fa dall’Ocse tra le best practice di collaborazione tra pubbliche amministrazioni e professionisti».

Come è nato il progetto?
Dalla constatazione che ora sui controlli di primo livello, che dovrebbero fare emergere i tentativi di frode, non c’è coordinamento. Ogni regione applica con propri criteri le check list nazionali. Le verifiche, inoltre, vengono effettuate dai funzionari delle autorità di gestione dei fondi strutturali oppure da revisori esterni reclutati attraverso avvisi. Dunque, già ora i commercialisti sono della partita, ma gli esperti della materia sono pochi. Eppoi gli avvisi portano via tempo. Insomma, il sistema ha diverse criticità.

Dunque?
Ho pensato che la predisposizione di standard di controllo nazionali uniti a un percorso di formazione dei miei colleghi potesse rappresentare una soluzione. E già nel momento in cui ho presentato, a maggio 2018, il progetto al Colaf, ho avuto riscontri positivi. L’idea è, infatti, che sui parametri di verifica uniformi si possa attivare una formazione specifica per quanti lo desiderano. Iniziativa oggi difficile a causa della frammentazione dei sistemi di controllo.

Con quali risultati?
Predisporre un elenco dei commercialisti esperti in fondi strutturali, a cui le autorità di gestione possano attingere senza perder tempo con gli avvisi. La specializzazione dei professionisti e l’applicazione di parametri omogenei dovrebbe rendere più efficaci i controlli e ridurre i margini di errore. Tutto questo rende il progetto senz’altro concreto. Ma è anche utile, perché ne giova la collettività e il sistema Paese, ma pure il Consiglio nazionale dei commercialisti e gli Ordini territoriali, grazie alla condivisione di esperienze con le pubbliche amministrazioni. Senza tralasciare le opportunità occupazionali che si apriranno: un milione di incarichi. Infine, il progetto è strategico, perché l’Italia fa da battistrada nel proporre un nuovo sistema di controlli. E questo permette il riposizionamento d’immagine e anche politico del nostro Paese.

Fonte